Il tema erotico si snoda lungo la storia dell’arte nelle più diverse declinazioni, sempre evidenziando la compresenza di opposte e complementari visioni di esso: amore e passione, poesia e perversione, libertà e oppressione si mescolano in un’alternanza di piani semantici ed evocativi mai del tutto isolabili l’uno dall’altro. A questa caratteristica non si sottrae nemmeno il pennello di uno dei più noti e originali artisti contemporanei. Jack Vettriano(1), autodidatta formatosi sugli impressionisti (la cui lezione mai rinnegherà benché sempre attraverso il filtro della propria forte personalità artistica), rievoca nelle proprie tele - anche stilisticamente - ambientazioni anni Cinquanta alla Hopper (pittore peraltro molto interessato agli impressionisti), mentre con i suoi interni scuri illuminati da fioche lampade si inserisce con onore in un filone che da El Greco conduce a Georges de La Tour e oltre.
La sua intera produzione può essere ripartita in linea di massima tra soggetti d’esterno e d’interno: i primi, illuminati da una chiarissima luce
diffusa, sono caratterizzati da una rappresentazione quasi hollywoodiana(2) dell’amore e dei sentimenti in generale, immersi
in una quotidianità sottilmente pervasa di risvolti psicologici; i secondi, certo i più coinvolgenti, prediligono la penombra di bar e camere private
(pur con splendide eccezioni), si nutrono d’indomabili passioni e narrano il più delle volte un intenso erotismo velato di noir.
Protagoniste delle sue storie sono le donne, con la loro ambivalente carica di fragilità e seduzione, di spavento e perdizione. Non è mai chiaro
tuttavia se siano i personaggi femminili - figure tentatrici guidate da ipnotica concupiscenza - a solleticare e intrappolare quelli maschili, oppure se
viceversa le donne si ritrovino - quasi calpestati giacinti di saffica memoria - come burattini tra le mani di uomini dei quali possono solo sperare di
arginare la prorompente pulsione sessuale attraverso un accorto uso del proprio corpo.