Percepire il sapore di un’epoca non è mai cosa facile. Spesso i filtri che la stessa epoca trasmette sono i primi a ingannare la visione che essa potrebbe dare. Ma poiché la Storia non è mai suscettibile di essere rivissuta, può solamente essere intuita, e talvolta la documentazione offerta dagli artisti maggiori è tale da consentire un’accelerazione di questo percorso percettivo. In questa ottica le opere di Giotto si fanno essenziali per capire non solo l’immaginario ma pure una parte della realtà vissuta dai popoli dell’Italia centrale agli albori del XIV secolo. Le città del Medioevo che nella percezione e nei restauri del XIX secolo dovevano apparire di pietra viva e quindi grigie erano invero, secondo Giotto, intonacate e policrome. Certamente le architetture autentiche non corrispondevano esattamente a quel misto emozionante di romanità esaltata e di Gotico fantasioso che si riscontra sulle pareti affrescate della basilica di Assisi; la raffigurazione artistica sublimava l’esistente per portarne il messaggio condensato nella pittura, ma i valori di base trasmessi erano proprio quelli autentici: il colore, la densità abitativa, l’ambizione urbana. I codici miniati della medesima epoca, ben meno noti al grande pubblico, confermano questa particolare visione policroma di un Medioevo che si affermava nella totalità della sua ricchezza e del suo fragore.
Studi e riscoperte. 1
Giotto, Warhol e la sintesi di un’epoca
IL SELEZIONATORE
DI ICONE CONDIVISE
L’abilità dei grandi artisti di sintetizzare l’essenza di un’epoca spesso è straordinaria. Che dire di Giotto e dei suoi affreschi raffiguranti architetture policrome, esaltazione e documento di edifici medievali? E di Warhol, capace, attraverso la riproduzione di miti, di offrire la complessità del tempo odierno? La parola al nostro direttore che ha collaborato con il protagonista della Pop Art nell’ultima mostra tenuta dall’artista.
Philippe Daverio