Il Veneto è caratterizzato da una pluralità di paesaggi che include la ricca campagna che va dalle Dolomiti al mare, ma comprende anche la costa che dal Polesine, passando per la laguna, giunge fino alle foci del Tagliamento. Naturalmente c’è anche Venezia, che rappresenta un mondo a sé. Un territorio contraddistinto dunque da una molteplicità di scenari geografici che comportano differenti tradizioni culinarie, diversificate poi nei vari strati sociali. E nella cucina veneta, basata su alcuni prodotti chiave (verdure, riso, fagioli, polenta), non sono mai mancati i tocchi esotici apportati dalle spezie. E naturalmente è fondamentale il pesce azzurro, sarde in testa, e ancora baccalà e moleche (o “moeche”), i granchi che per brevissimo tempo, in primavera e autunno, nel momento della muta sono privi del carapace.
Il mondo rurale viene illustrato da Giandomenico Tiepolo (Venezia 1727-1804) nella Stanza delle scene campestri della foresteria di villa Valmarana ai
Nani presso Vicenza. Gli affreschi - che nella luminosità prefigurano quasi la pittura “en plein air” di più di un secolo dopo - illustrano la vita
delle popolazioni rurali venete più di tante parole. Nella Famiglia di contadini a mensa, davanti a un recinto di assi su cui si arrampica una pianta di
zucca, è collocato un tavolo con una lindissima tovaglia cui è sovrapposto un tessuto candido che reca ancora le pieghe della stiratura. Sopra sono
appoggiate una gigantesca polenta, un contenitore con vino rosso, un coltello. Un uomo siede di spalle su un rustico panchetto e con gesto affettuoso
stringe il figlio nudo, e bene in carne, sulle ginocchia; accanto sono pronti all’uso una fiasca con un tappo dosatore, una terrina e un piatto. Un
giovane seduto a terra sorbisce la minestra da una ciotola in terraglia, mentre una donna in piedi è in stato di gravidanza tanto avanzato che riesce ad
appoggiare sul ventre una grande scodella colma di polenta da cui attinge con una forchetta.