per trarne delle incisioni e poi rivenderli in un secondo momento. Le stampe desunte dalle opere, messe in commercio a una a una, vengono raccolte in due dei quattro volumi pubblicati con il titolo di Recueil Jullienne, nel 1735. Questa documentazione preziosa ha il merito di aver immortalato quasi tutta l’opera pittorica dell’artista, inclusi i dipinti oggi scomparsi, e di aver attribuito loro un titolo che, seppure non sempre calzante, rappresenta comunque un prezioso elemento di riflessione sulle opere stesse.
È tuttavia grazie agli altri due volumi dei Recueil Jullienne intitolati Figures de différents caractères, de Paysages, et d’Etudes dessinées d’après nature par Antoine Watteau che è stato possibile conoscere l’abilità di Watteau come disegnatore, dotato di una singolare grazia espressiva e leggerezza di tratto. I disegni sono essenziali alla comprensione del talento pittorico dell’artista, essi rivelano l’acutezza del suo sguardo sulla realtà e il gusto nella scelta delle fonti da cui attingere.
«Il ne connaissait d’autres plaisirs que d’examiner continuellement et même de copier tous les morceaux des plus grands maîtres, ce qui n’a pas peu contribué à lui donner ce grand goût que l’on remarque dans plusieurs de ses ouvrages» (Egli non conosceva altri piaceri se non quello di esaminare continuamente e addirittura copiare tutti i pezzi dei più grandi maestri, cosa che ha contribuito non poco a conferirgli quel gran gusto che si osserva in molte sue opere). Con queste parole Edme Gersaint ci informa come per Watteau la pratica del disegno fosse funzionale allo studio dei grandi maestri. Il più copiato è il Rubens del Ciclo di Maria de’ Medici incontrato negli anni dell’esordio parigino, all’epoca della collaborazione con Claude Audran. Un significativo esempio è il disegno di Arianna, Bacco e Venere tratto da Il consiglio degli dei per il matrimonio della Francia e della Spagna.
L’artista usava copiare, isolandoli, i dettagli dei suoi modelli per metterli poi in scena conferendo loro quel particolare carattere psicologico che li faceva sembrare presi dal vero, una pratica originale che segue quasi tutta la sua carriera. È il caso del cane raffigurato da Rubens nell’Incoronazione di Maria de’ Medici letteralmente citato da Watteau nell’Insegna di Gersaint, negli Incanti della vita e nel Giudizio di Paride ma spesso citato più liberamente in altre opere, come commento simbolico alla scena, per esempio nei Pastori di Berlino.

