Blow up 


ARAKI, FRANK,SEVEN JAPANESE ROOMS

di Giovanna Ferri

Araki Amore (Milano, Galleria Carla Sozzani, fino al 12 febbraio, www.galleriacarlasozzani.org) propone un viaggio nell’universo femminile indagato dall’obiettivo di uno dei più discussi autori giapponesi. Nobuyoshi Araki (1940) porta avanti dagli anni Sessanta un lavoro che mette in risalto la forza dell’eros. E lo fa perlopiù “senza veli”: le modelle, contro falsi pudori e ipocrisie, vengono ritratte nella loro intimità e nudità. Una testimonianza che spinta alle estreme conseguenze ha come risultato la serie di scatti “bondage”. Le giovani protagoniste, così come le bambole spesso presenti nel patrimonio visivo del prolifico nipponico sembrano, soprattutto nella sua recente produzione, meno “esibite” dando vita a immagini dove l’erotismo ha come contraltare la precarietà dell’esistenza. 

Gli americani di Robert Frank (Milano, Fondazione Forma per la fotografia - Forma Meravigli, fino al 19 febbraio, www.formafoto.it) è la raccolta completa del reportage realizzato dall’artista svizzero (1924) negli Stati Uniti, dove emigrò nel 1947. Un incarico, ricevuto grazie a una borsa di studio dalla Fondazione Guggenheim, che gli consentì di documentare la vita di strada in oltre quaranta stati americani tra il 1955 e il 1956. Un’esperienza fondamentale per l’evoluzione professionale di Frank, da quel momento punto di riferimento per le generazioni future. 

Seven Japanese Rooms. Fotografia contemporanea del Giappone (La Spezia, Fondazione Carispezia, fino al 5 marzo, www.fondazionecarispezia. it) apre un varco per conoscere le nuove leve attive nel paese del Sol Levante. Sette i rappresentanti di questa collettiva, accomunati dalla volontà di concentrare l’attenzione su aspetti strettamente connessi alla realtà ma indipendenti l’uno dall’altro per diversità di interessi, modalità espressive e mezzi utilizzati. Un occhio complesso quindi, che spazia dalla rappresentazione di luoghi attraversati da un sentimento di malinconia, come nel caso di Koji Onaka, alla volontà di dar voce, come accade a Tomoko Kikuchi, a tematiche scomode sulle quali l’omertà regna sovrana.


Nobuyoshi Araki, Untitled (2016).