«I tre anni passati con lui furono una vera battaglia d’amore. Non avevo conosciuto prima l’inferno come il paradiso»(1).
«La malinconia aveva gettato ombre sulla nostra estasi, sull’amore, aveva ridotto al silenzio la lira di Apollo. Preso tra la malinconia e il silenzio fui conscio del passare del tempo e di come il mio grande amore fosse uscito, calzato di sandali, dal riflesso azzurro del sole per entrare nel regno delle ombre e delle chimere»(2).
Quando il 12 aprile 1912 Oskar Kokoschka fu invitato a cena da Carl Moll, uno dei fondatori della Secessione viennese, per conoscere la vedova di Gustav Mahler, la famosa Alma, non avrebbe mai immaginato che questo incontro sarebbe stato fatale e avrebbe segnato profondamente la sua vita di uomo e di artista. Lui stesso nella sua autobiografia avrebbe ricordato l’evento: «Lei era curiosa di incontrarmi. Dopo cena, mi portò nella stanza accanto, verso il pianoforte, dove cantò e suonò, solo per me disse, la Morte di Isotta.
Ero affascinato; era giovane e incredibilmente bella nel suo lutto, e sola, malgrado tutta la gente che vedeva. Quando mi propose di farle il ritratto a casa sua, rimasi al tempo stesso colmo di gioia e turbato».
Dell’incontro, Alma offre un’altra versione: «Nell’inverno del 1912 Carl Moll mi disse un giorno: “C’è un ragazzo geniale; al tuo posto, mi farei ritrarre da lui”.
E venne Oskar Kokoschka; lo conoscevo già prima attraverso i suoi abbozzi originali e grandiosi; si era portato della carta ruvida e voleva disegnare, ma dopo un po’ gli dissi che non poteva fissarmi in quel modo e gli chiesi se potevo suonare il pianoforte […].
