ACQUA

A sei anni, mentre è in vacanza in montagna, il piccolo Bill cerca di imitare un cugino che si tuffa in un lago ma, ancora troppo piccolo, non trattiene il respiro e finisce sul fondo; sarebbe annegato se lo zio non lo avesse provvidenzialmente tirato fuori dall’acqua.

Nonostante il pericolo Bill non percepisce una sensazione di paura, anzi, quell’esperienza sarà per l’artista il ricordo più bello della sua vita. Lo star seduto «come un Buddha» sul fondo e ammirare il mondo subacqueo, con piante, pesci, una luce blu diffusa lo rese così incantato dalla bellezza di ciò che vide sott’acqua, che solo dopo il salvataggio realizzò l’accaduto. Questo episodio infantile segna profondamente l’esistenza e la poetica dell’artista, portandolo a esplorare visivamente il concetto dell’immersione nell’immagine e a lavorare insistentemente su scene di corpi immersi nell’acqua.

«Da allora l’acqua è centrale nel mio mondo. È la vita ma può anche distruggerla, mi aiuta a dire: “vai oltre la superficie delle cose, punta alla loro anima”»(3).

A seguito di quest’esperienza primaria - una vera e propria “Urszene” - Viola è attirato dall’acqua e la inserisce come elemento fondamentale in molte sue opere. Per esempio, un riferimento a quell’incidente acquatico si trova nell’emblematico autoritratto Self Portrait, Submerged (2013) destinato alla collezione degli autoritratti degli Uffizi.

L’acqua costituisce un elemento creativo fondamentale per Viola sin dall’importantissimo video giovanile The Reflecting Pool, in cui l’acqua è superficie che riflette e velo deformante, fino alle opere successive (The Crossing, The Messenger, Five Angels for the Millennium, Going Forth By Day, Ocean Without a Shore, The Innocents tra le altre) dove l’acqua diventa elemento cosmico.




The Crossing (La traversata) (1996); 10’57’’, installazione video-audio.