È ben nota la frase con la quale il celebre diarista veneziano Marin Sanudo annota nei suoi Diarii la morte di Giovanni Bellini: «Se intese questa mattina esser morto Zuan Bellin ottimo pytor, havia hanni... la cui fama è nota per il mondo et cussì vechio come l’era, dipenzeva per excellentia».
Siamo alla fine di novembre del 1516 e Giovanni Bellini, Zuan Bellin, nonostante l’età ben avanzata (Vasari parlerà di novant’anni!) gode ancora di una reputazione incomparabile. Dürer stesso, come si sa, passando per Venezia lo incontra e ne rimarrà ammirato e soggiogato, come dichiara in una sua lettera del febbraio del 1506, spesso citata, all’amico umanista Willibald Pirckheimer: «È molto vecchio, ma certo è ancora il miglior pittore di tutti».
Che avesse davvero quest’età veneranda, da tempo oramai è messo in dubbio dagli studiosi ma va ricordato almeno che sia Roberto Longhi sia Giuseppe Fiocco lo facevano nascere (e non solo per la testimonianza - spesso approssimativa - di Vasari ma sulla base di un ragionamento critico tutt’altro che peregrino) nel 1425-1426. E il conto è presto fatto.
