BASQUIAT
Michel Nuridsany, autore di successo, fra l’altro, di una biografia su Warhol, conclude con il libro su Basquiat una sorta di dittico, dato che il mitico fondatore newyorchese della Factory, morto nel 1987 non ancora sessantenne, fu uno dei mentori e grandi amici del più giovane Jean- Michel, che gli sopravvisse solo di un anno. Nato nel 1960 da una famiglia non disagiata di origine caraibica, Basquiat, tra i primi e più acclamati artisti di colore di tutti i tempi, stella lucente («radiant child», lo hanno definito) nel firmamento delle avanguardie newyorchesi primi anni Ottanta, aveva ventisette anni quando fu stroncato da un’overdose, dopo anni di eccessi. Nuridsany, con una documentazione senza precedenti, evita l’agiografia e le semplificazioni e riesce a pieno, in difficile equilibrio, a ritessere ogni attimo della sua vita, in una trama fittissima di memorie. Amici, compagni di sregolatezze, fidanzate, collezionisti, musicisti, writers, galleristi, intellettuali e scrittori, sono i testimoni della fulminea ascesa e forse prevedibile caduta di un giovane d’immenso talento, sensibile e acuto osservatore dei problemi razziali e delle ingiustizie sociali. È un libro che ci rende partecipi, che ci fa amare Basquiat e conoscere ogni sua opera in dettaglio, dalle prime prove di writer fino alle tele monumentali che i galleristi gli strappavano ormai quasi di mano, forse alcune neppure terminate. Fu un magnifico pittore, musicista, poeta, come rimarca Nuridsany, un giovane uomo che cercò il successo a tutti i costi ma che pure era consapevole di essere una gallina dalle uova d’oro per i suoi mercanti. Non fu un eroe, ma seppe anche rifiutare, per molti aspetti, il mercato dell’arte, in un mondo forse non interessato o non in grado di sanare il suo disagio esistenziale e la dipendenza dalle droghe. «Bisogna essere fuori di testa, soli, per essere un grande artista, se sei integrato non accadrà nulla», è una frase di Gilbert & George che l’autore rievoca più volte, a proposito. A una lettura attenta, il libro è anche un affresco straordinario dell’irripetibile stagione culturale fiorita nell’East Village.