Cosa era successo? Un banale litigio su una questione di principio. A metà dicembre 1929 Magritte e la moglie Georgette, che portava al collo una catenina con una grossa croce d’oro regalatale dalla nonna, furono punzecchiati a una festa da Paul Eluard che chiese loro se erano a conoscenza del fervente anticlericalismo di Breton. Quando quest’ultimo arrivò in effetti pretese che Georgette se la togliesse, al che i coniugi Magritte, per tutta risposta, se ne andarono.
Nella primavera dell’anno seguente, anche per ragioni più stringenti come gli effetti della grande crisi economica del 1929, che si stavano facendo
sentire anche a Parigi, i Magritte tornarono in Belgio. Ciononostante, il pittore nei mesi iniziali di quello stesso 1930 preparò una serie di quadri
importanti che avrebbero dovuto essere esposti in una mostra alla Galerie Goemans di Parigi con un catalogo prefato da Eluard. Invece non si fecero né
l’una né l’altro. Per quella esposizione Magritte aveva preparato alcuni dei maggiori capolavori del suo repertorio, come Sulla soglia della libertà o
L’annunciazione, entrambe di quell’anno. Nel primo dipinto una serie di riquadri con elementi tipici dell’immaginario magrittiano (sfere, una finestra,
un cielo con nuvole, un nudo femminile) fa da quinta prospettica a un cannone che misteriosamente punta verso l’esterno. Per certi aspetti ancora più
inquietante ed enigmatica è L’annunciazione, dove sfere e giganteschi “bilboquets” si ergono minacciosi in una sorta di isola rocciosa, come
impenetrabili guardiani di un mondo assurdo.