In occasione della mostra, ci fu un fitto scambio epistolare fra il gallerista e l’artista. Il primo, spiegando come il pubblico americano preferisse i quadri di Magritte anteriori al 1940, che trovava «più poetici e superiori a questi cinque [“impressionisti”] che vi ho ritornato in quanto invenduti », scriveva anche: «Non vi domando di non copiare più i quadri antichi, ma di non interrompere quella qualità poetica e misteriosa di vostre opere precedenti […] quali Il modello rosso». La risposta di Magritte fu rassicurante: «Voi avrete delle opere che varranno bene Il modello rosso e che accontenteranno i vostri visitatori. Il periodo che voi chiamate “renoiriano” è terminato e i quadri di quell’epoca saranno assai richiesti “più tardi”. Ma questa esperienza mi è servita a mettere a punto molte cose, e come risultato, fra gli altri, voi potrete paragonare le opere nuove con quelle più vecchie come Il modello rosso, a tutto vantaggio delle prime».
Nello stesso anno incautamente il pittore - che, lo ricordo, non aveva mai tenuto una personale a Parigi - accettò di farne una nella mediocre
galleria-bottega Galerie du Faubourg, al 47 di rue du faubourg Saint-Honoré. Vi espose trentanove opere caratterizzate da un forte spirito caricaturale,
che chiamò “vache” (“vacca”, ma la parola significa anche “carogna”, “cattivo”, “sterco” ecc.) e, più tardi, “fauve” (belva). Lo stile era di sfida,
così come la presentazione dell’amico di lunga data, Louis Scutenaire, intitolata I piedi nel piatto, nella quale proponeva «una serie di
giravolte comiche, con brani di dialogo grossolano, giochi di parole joyciani, battute in franco-belga, echi del linguaggio dei fumetti, frustoli di
satira politica e pseudo-derisione delle opere stesse». Le quali non solo ricordavano il fauvismo così come le macchie colorate dei fumetti, ma
presentavano anche taluni connotati del coevo movimento Co.Br.A., che non a caso nacque fra Copenaghen, Bruxelles e Amsterdam. La mostra si rivelò un
completo fallimento e Magritte, di cui evidentemente ai francesi non piaceva lo stile provocatorio e scandalizzante, non vendette nemmeno un’opera,
trovando anche l’ostilità di Breton e amici, a eccezione del solo Eluard.