Studi e riscoperte. 1
L’affaire Dreyfus e le riviste satiriche

J’ACCUSE

In Francia alla fine del XIX secolo l’accusa di tradimento mossa al capitano alsaziano di origine ebraica Alfred Dreyfus, poi assolto nel 1906, anima le pagine delle riviste satiriche. Una in particolare, sciovinista e antisemita, spicca per piglio grafico: “Psst…!”, firmata da due fuoriclasse dell’illustrazione come Jean-Louis Forain e Caran d’Ache.

Duccio Dogheria

sebbene ancora bistrattate da molti storici, le riviste satiriche si rivelano sempre più delle fonti grafiche privilegiate per analizzare il sentire comune in una determinata epoca, o a proposito di singole vicende. Esemplare in tal senso è il ruolo giocato dall’illustrazione satirica nei confronti di uno dei fatti di cronaca che più segnarono la storia della Francia a cavallo tra Ottocento e Novecento: parliamo dell’accusa di tradimento mossa nel 1894 nei confronti del capitano di origine ebraica Alfred Dreyfus, incolpato di aver passato delle informazioni riservate all’esercito tedesco.

Attorno a tale vicenda l’opinione pubblica si divise aspramente, come mai fino ad allora: da una parte gli antidreyfusardi, nazionalisti legati alla Chiesa e all’esercito, convinti della piena colpevolezza di Dreyfus; dall’altra chi, sostenendo la tesi dell’errore giudiziario gravato da forti pregiudizi religiosi, ne chiedeva il rapido reintegro tra le fila dei servitori della patria. Tra i più accesi sostenitori del capitano alsaziano, Emile Zola, che dalle pagine del settimanale socialista “L’Aurore” lanciò nel gennaio del 1898 il suo celebre J’accuse, editoriale indirizzato al presidente della Repubblica francese; un testo che è l’icona letteraria di tale vicenda, tanto da essere ripreso anche in una celebre stampa di Félix Vallotton, L’âge du papier.


Nel numero d’esordio, oltre alla caricatura di Zola, è anche la lingua usata - un francese storpiato alla tedesca - a colpire nel segno


La storia dimostrò l’infondatezza delle accuse, ma la sentenza di piena assoluzione arrivò solo nel 1906, dopo un decennio segnato da forti lacerazioni all’interno della società francese.