La cucina piemontese è robusta, evoca la nebbia, le giornate corte e un fuoco acceso nel camino, e ha come base principale ciò che si produce e raccoglie da settembre a novembre: riso e tartufi, cardi, rape e nocciole, senza dimenticare la selvaggina: fagiani, quaglie, pernici e camosci. Fumanti bolliti si accompagnano al “bagnèt” verde e rosso, alla salsa “del povr’om”, o alla “cotognà”, specie di mostarda che si abbina anche alla polenta, mentre la “bagna càoda” - ricchissima di aglio - ha infinite versioni da valle a valle. I tartufi, non solo di Alba, profumano i già ricchi agnolotti, ma anche i tagliolini, un piatto di riso, un uovo all’occhio di bue o la fonduta. Caratteristici i brasati, prelibati grazie alla qualità della carne di razza autoctona piemontese (la fassona) e del vino, ma anche il fritto misto, uno dei piatti più tipici, o la carne cruda all’albese, tagliata al coltello.
Il gusto dell'arte
A OGNI ZONA
LE SUE ECCELLENZE
di Ludovica Sebregondi