la riscoperta
in età moderna

La fama conseguita in vita da Evaristo Baschenis si dimostrò alla prova del tempo un fenomeno transitorio. Forse perché oscurata dalla massa imponente di imitatori e copisti, spesso di modesta qualità, forse perché la maggior parte delle sue tele era inaccessibile ai più, conservandosi nel chiuso delle dimore aristocratiche, il suo nome finì per essere dimenticato, condividendo la sorte di molti artisti dell’epoca barocca.

È

 un fatto che quando nel 1908 il direttore dei Musées Royaux des Beaux-Arts di Bruxelles, A. J. Wauters, scoprì la firma «EVARISTUS BASCHENIS F» sulla strepitosa Natura morta musicale donata da un collezionista come opera di anonimo olandese, dovette constatare che quel nome era pressoché sconosciuto alla letteratura storico-artistica (la stessa Accademia Carrara di Bergamo a quella data non possedeva alcuna tela del pittore). Con l’intervento di Wauters ha inizio, di fatto, la riscoperta moderna di Baschenis. Nel 1912 una serie di eventi contribuisce al suo definitivo rilancio critico e mercantile, in un momento storico, peraltro, di rinnovato apprezzamento per la natura morta, come testimoniano le coeve “still life” cubiste a soggetto musicale di Picasso e Braque. Michele Biancale pubblica sulla rivista “L’Arte” un corposo saggio sul pittore che è anche un primo tentativo di ricostruirne il catalogo distinguendo le opere autografe da quelle degli imitatori.


Natura morta di strumenti musicali con mela (1665 circa).