«L’identità dell’Europa moderna si nutre di diversità. L’europeo non ha la monumentale certezza dell’americano, del resto la profondità delle tragedie che ha vissuto lo porta a essere critico. Questo vuol dire essere europeo: coltivare il dubbio, la distanza e dunque esercitare la critica. L’Europa non avrà mai una sola bandiera ma tante e questo non ci rende meno europei ma caso mai di più»(1). Sono parole di Jannis Kounellis, uno dei maggiori artisti contemporanei, nato al Pireo nel 1936 e scomparso improvvisamente il 16 febbraio scorso, a Roma, all’età di ottant’anni.
Aveva scelto l’Italia, dove era arrivato nel 1956, a vent’anni. Voleva scoprire il Rinascimento, respirare la forza di Masaccio e Caravaggio, che
definiva pittori ideologici: «Hanno segnato la mia vita. I loro quadri non hanno il dogmatismo medievale delle icone. È gente che firma le proprie
opinioni poetiche e le difende.