Arte contemporanea triennale Yokohama Cristina Baldacci mmaginando una nuova «filosofia della relazione» (2009) per un mondo sempre più frammentato, composito e rizomatico, Edouard Glissant ha introdotto l’idea di arcipelago come possibile e auspicabile modello di sovranità contemporanea. Non più dunque i paesi come singole entità, ma una costellazione unica, con una storia comune, fatta però di identità multiple e variabili; dove la vera forza sta nella differenza, nel trovare un accordo tra ciò che per natura non può essere somigliante, piuttosto di cercare a tutti i costi affinità impossibili, che, invece di avvicinare, allontanano. I Alla frammentazione del mondo la sesta Triennale di Yokohama risponde con l’idea di arcipelago: una costellazione unica di paesi dalle identità multiple Se è vero che una prima analisi di questo paradigma è stata fatta da Massimo Cacciari in (1997), soltanto con i concetti chiave di antillanità e creolizzazione di Glissant - che, lo ricordiamo, era francese ma nato in Martinica - esso si è allargato dal contesto socio-politico europeo a quello globale. L’arcipelago Paola Pivi, I and I (must stand for the art) (2014). Il team della sesta Triennale di Yokohama ha ripreso il modello dell’arcipelago e lo ha trasferito nel contesto dell’arte individuando in alcune esperienze di vocazione soprattutto comunitaria o collettiva realtà controculturali di resistenza e dissidenza nella nostra inarrestabile “terra inquieta” (questo il titolo di una mostra simile per tema, anche se riguarda più nello specifico la migrazione dei popoli e le questioni a essa collegate, in corso alla Triennale di Milano fino al 20 agosto). Da qui la scelta del titolo, , che si riferisce implicitamente all’idea di arcipelago, come “costellazione” di isole, scegliendo le Galapagos come luogo-emblema, sebbene la mostra sia in Giappone. L’anello che unisce i due paesi insulari dell’Oceano Pacifico è la testuggine gigante che la Triennale di Yokohama ha ripreso dalla mitologia indù e dalla tradizione autoctona del “kikkomon” (il guscio di tartaruga) per farne il logo di questa edizione. Islands, Constellations and Galapagos A raccontare l’unione nella diversità sarà una costellazione- arcipelago di una quarantina di artisti - un numero volutamente piuttosto ristretto per una grande mostra -, il cui lavoro verrà presentato sotto forma di piccole personali. Altra particolarità della Triennale di Yokohama di quest’anno è, da un lato, il coinvolgimento di un buon numero di duo e collettivi artistici - tra cui Adam Broomberg e Oliver Chanarin, MAP Office (Laurent Gutierrez e Valérie Portefaix) e The Propeller Group (Phunam, Matt Lucero e Tuan Andrew Nguyen) -; dall’altro, la realizzazione di progetti speciali, come Don’t Follow the Wind, mostra itinerante e work in progress organizzata da un gruppo di artisti-curatori (Chim Pom, Kenji Kubota, Eva e Franco Mattes, Jason Waite), e la collaborazione tra quattro grandi nomi: Carsten Höller, Tobias Rehberger, Anri Sala e Rirkrit Tiravanija. Yokohama Triennale 2017 Yokohama (Giappone) Yokohama Museum of Art e altre sedi dal 4 agosto al 5 novembre www.yokohamatriennale.jp