«Credo nell’intuito e nell’ispirazione. L’immaginazione è più importante della conoscenza» (Albert Einstein). Axel Vervoordt è considerato uno dei più originali e avventurosi collezionisti e mercanti d’arte del nostro tempo. È conosciuto in tutto il mondo per la spettacolarità dei suoi stand alle fiere d’arte e per le mostre a Palazzo Fortuny durante la Biennale di Venezia. Ciò che espone è il risultato di un “crossing”, come si usa dire, attraversa, cioè, le epoche, le latitudini e le longitudini, raccogliendo oggetti antichi, moderni e contemporanei provenienti da Oriente e da Occidente, dal Nord e dal Sud del mondo. La sua curatela sorprende, stimola l’“esprit de curiosité” facendo sognare lo spettatore, portandolo in un viaggio fantastico, onirico e metafisico. La sua attività è cresciuta a tal punto che oggi si avvale di più di cento collaboratori specializzati non soltanto in antiquariato ma anche in interior design e in arte contemporanea. La Axel Vervoordt Gallery, fondata e diretta dal primogenito Boris, ha oggi due sedi, una ad Anversa e l’altra a Hong Kong. Sarebbe impensabile organizzare mostre di questa portata se non fosse possibile attingere all’immensa collezione della Fondazione Axel & May Vervoordt. Inoltre, quando a chiedere un’opera, anche importantissima, è il collezionista belga, i musei la prestano volentieri. Sia la galleria di Anversa sia la Fondazione si trovano sulle rive del canale Alberto a Kanaal, quartier generale di questa incomparabile attività imprenditoriale a gestione familiare nel mondo dell’arte e dell’antiquariato.
Grandi mostre. 2
Intuition a Venezia
LIBERI
DI SENTIRE
Un invito a percepire più che a vedere, un’esortazione a mettere in campo l’intuito, privo di qualsiasi vincolo e capace di cogliere la sostanza delle cose. Creare il vuoto per fare spazio al nuovo. Argomenti che abbiamo avuto modo di approfondire anche in un’intervista con il collezionista belga Axel Vervoordt, curatore dell’esposizione in corso a Palazzo Fortuny, insieme alla direttrice del museo Daniela Ferretti.
Jean Blanchaert