La pinacoteca dell’Accademia Carrara di Bergamo lo scorso novembre ha acquisito un importante dipinto, La visione di Sant’Uberto con ritratto di gentiluomo (1650 circa, olio su tela, 243,8 x 198,4 cm), del pittore bergamasco Carlo Ceresa (1609-1679), il più importante artista orobico del Seicento insieme a Evaristo Baschenis.
L’opera, collocata nella sala XXI, riallestita per l’occasione con una significativa selezione della ritrattistica lombarda compresa tra XVII e XVIII
secolo (oltre a Ceresa, Ceruti, Bonomini, Fra Galgario), è pervenuta al museo grazie a un comodato decennale da parte di UBI - Banca popolare di
Bergamo, che l’ha appositamente acquisita sul mercato antiquariale per arricchire in modo significativo il percorso museale.
Un dipinto di questo genere, insolito, monumentale, di un pittore tanto radicato nel territorio, non poteva trovare casa che nella pinacoteca cittadina,
a riprova della vocazione profondamente pubblica del mecenatismo legato all’arte.
Protagonista di spicco della scena artistica bergamasca del XVII secolo, Carlo Ceresa è stato un prolifico autore di pale d’altare e di ritratti,
realizzati nell’arco di mezzo secolo per una committenza prevalentemente locale. Il suo linguaggio asciutto e severo, ben lontano dall’enfasi e
dall’esuberanza barocche, si inserisce a pieno titolo nella tradizione lombarda della “pittura della realtà”.
Il dipinto in esame, di cui non è nota la collocazione originaria, raffigura la Visione di sant’Uberto (e non di sant’Eustachio, come fin qui
creduto) avvenuta, secondo la tradizione, un venerdì santo nella foresta delle Ardenne, in Belgio.