Prolificissimo fotografo, fra i più noti al mondo, e dal mercato più che volatile. Nobuyoshi Araki (nato nel 1940) è infaticabile fin dai tempi in cui lavorava per le case di moda e lo è rimasto anche nel documentare gli ultimi mesi della moglie malata di cancro e poi da quando si è concentrato sulla fotografia artistica. Ma per quanto sconfinata sia la sua produzione, un fil rouge la unisce tutta: il legame con il Giappone, con la sua cultura e con le sue tradizioni anche per come sono state distorte dalle ultime generazioni. Per il resto, notevole è la varietà delle immagini, da quelle erotiche (spesso violente e scioccanti) - che talvolta lo hanno fatto considerare un maestro del genere - alle più delicate, dal colore al bianco e nero, con formati piccoli o grandi a piacere. Tutte inglobano un istante di eternità, per dirla con l’artista.
Delicata e sensuale appare From Close to Range, un grande dittico (1,3 x 1,2 m in totale). Da un lato un bouquet dai petali carnosi e sensuali,
nel pieno del suo vigore, dall’altro lo stesso bouquet avvizzito e spento. È ovvio riflettere sulla caducità della vita, visto che i fiori simboleggiano
fin dall’arte antica la vanità e la stoltezza di chi pensa di essere immortale. Araki, però, aggiunge un significato diverso, visto che che le due opere
- unite profondamente - rappresentano le due facce della stessa medaglia, per cui non esiste fioritura senza avvizzimento, e non è possibile pensare
all’iperattivo Nobuyoshi Araki senza la defunta e amata moglie Yoko.