Le città europee sono musei all’aperto, non solo rispetto all’architettura e alla scultura antica; rappresentano un vero e proprio spazio espositivo, ideale per ospitare l’arte contemporanea, sempre più “tridimensionale” e urbana nelle sue tensioni progettuali, superando i limiti che ciascuna disciplina storicamente aveva definito, perlomeno fino alle avanguardie del primo Novecento. Nell’estate della mostra che ogni dieci anni è ospitata a Münster, Skulptur Projekte 2017, ma soprattutto ricordando la straordinaria avventura di Spoleto, durante la quinta edizione del Festival dei due mondi (1962), con la grande esposizione, curata da Giovanni Carandente, Sculture nella città, dove per la prima volta al mondo furono collocate centoquattro opere, alcune realizzate appositamente, anche Lucca, che con le sue mura appare come destinata a essere un museo all’aperto, finalmente ha rivolto lo sguardo al contemporaneo.
La Fondazione Ragghianti ha affidato ad Alessandro Romanini la cura di un’esposizione che, partendo dall’interno del Complesso monumentale di San
Micheletto (sede della Fondazione), si è diffusa in tutta la città, mantenedo come limite proprio i suoi confini monumentali (le mura), più di quattro
chilometri di percorso, il secondo maggior esempio in Europa, dopo Nicosia (Cipro), di fortificazione moderna, 1504-1648.