Save Italy è solo uno slogan emergenziale per casi disperati, o la sensibilizzazione è il primo passo verso una diversa coscienza del nostro patrimonio culturale? Come dobbiamo considerare i monumenti, le infinite testimonianze storiche che ci circondano? Queste domande sorgono dall’osservazione di un fenomeno di per sé non gravissimo ma significativo: l’immagine che l’Italia propone per alcuni dei luoghi fondativi della civiltà occidentale è lontanissima dalla loro reale importanza. Penso alla diffusione di tante sculture decorative disseminate come un contagio nei complessi monumentali più significativi della penisola, all’insegna di supposti “dialoghi” (sic): Igor Mitoraj a Pisa, Pompei, Agrigento; Tony Cragg al centro del mirabile corti le del Palazzo ducale di Urbino; le decine di opere disseminate qua e là per il Palatino (complesso archeologico bisognoso di ben altre cure!), fino al caso più grottesco, quello del catafalco di Adriano Veldorale che si innesta sull’antico fonte battesimale per immersione del battistero di Pistoia, celando così l’elegantissima vasca in marmi policromi di Lanfranco da Como (1226).
Per di più in occasione della designazione di Pistoia a capitale italiana della cultura 2017…