COLLEZIONE
GIUSEPPE IANNACCONE
Sui primi anni Novanta del secolo scorso Giuseppe Iannaccone, allora promettente avvocato, oggi professionista affermato, iniziò una collezione di
opere del Novecento e oltre, con un occhio di riguardo all ’arte fra le due guerre. Era concentrato sul suo lavoro e su una carriera promettente ma
faticosa. Era stanco, e si appassionò all’arte contemporanea. Per lui fu un balsamo, la pausa ristoratrice, che dà anche carica, come tutti sanno. Non
aveva grosse disponibilità, veniva da una famiglia “normale”, non da una dinastia di banchieri o altro. Da tenere presente. Il primo dipinto che
comprò, lo racconta lui stesso, è La sirena ferita di Claudio Bonichi, del 1987. Era il 1989. Lo comprò perché gli piacque, senza pensare se fosse un
investimento o meno, e anche perché Bonichi era nipote di Scipione, protagonista della Scuola romana, inarrivabile per le sue finanze di allora. Per
lui era come dire di desiderare un Picasso. Quel Bonichi non lo venderà mai. La primavera scorsa, le quattrocento opere che oggi compongono la sua
collezione, molti capolavori soprattutto dell ’arte fra le due guerre, sono state esposte alla Triennale di Milano, e Sky Arte Hd ha mandato in onda
un interessante servizio, entrando nella bella casa e negli uffici del collezionista, uomo di grande affabilità. La collezione comprende ormai anche
artisti della nostra epoca, non solo italiani, come Francis Alÿs, Michaël Borremans, Piero Guccione. Non è dunque fuor di luogo parlare, seppure un
po’ in ritardo, del primo volume della sua raccolta, dedicato ai dipinti italiani fra il 1920 e il 1945. L’arte fra le due guerre è un periodo molto
fecondo e complesso, soprattutto nel caso dell ’Italia, così travagliata in quegli anni (il sottotitolo, Una nuova figurazione e il racconto di sé, fa
intendere che seguirà un altro volume su altri aspetti della pittura di quegli anni). Da sottolineare che il collezionista milanese mostra volentieri
le sue opere agli studiosi che ne facciano richiesta.