per allontanarsi dalle comunità monastiche buddhiste diventate troppo potenti. La città, a circa quaranta chilometri da Nara, prese il nome di Heiankyō , “capitale della pace e della tranquillità”: è l’odierna Kyoto, che avrebbe ospitato la corte imperiale fino al 1868.
Nell’ambito delle arti, la novità più rilevante dell’ VIII secolo fu l’arrivo dalla Cina di quegli insegnamenti buddhisti di tipo esoterico che traevano origine dal tantrismo indiano, grazie alle missioni che compirono sul continente i monaci Saichō (767-822) e Kūkai (774-835: nome postumo KōbōDaishi). I due fondarono importanti templi al di fuori della capitale, il primo l’Enryakuji sul monte Hiei, sede della setta Tendai, il secondo sul monte Koōya nei pressi di Osaka, quartier generale della setta Shingon. Il buddhismo esoterico (“mikkyō”) era una miscela di pratiche alchemiche, rituali magici e meditazione perlopiù incomprensibili ai semplici fedeli: le conoscenze che si trasmettevano tra maestri e discepoli all’interno dei templi avrebbero consentito di raggiungere l’Illuminazione nel corso della vita e non dopo la morte. Kūkai era fermamente convinto che l’arte fosse di grande aiuto per la comprensione di quel genere di buddhismo, nel cui pantheon trovava spazio una miriade di divinità minori, spesso caratterizzate da un aspetto terrifico allo scopo di proteggere la Legge dai demoni. Secondo le fonti, fu egli stesso artista, promuovendo la realizzazione di sculture e dipinti devozionali, tra i quali i “mandala”, diagrammi sacri che riproducono i diversi cosmi buddhisti.

