Il periodo Tokugawa è anche noto come periodo Edo, dal nome del borgo sulla costa orientale scelto da Ieyasu come quartier generale. In pochi anni sarebbe diventato una città con oltre un milione di abitanti, l’odierna Tokyo. Per assicurarsi il controllo delle province, gli “shōgun” Tokugawa imposero a tutti i signori feudali di risiedere ad anni alterni nella capitale, fiaccandone così le disponibilità economiche e la possibilità di organizzare insurrezioni. Questa pratica, insieme alle prolungate condizioni di stabilità, rese i “samurai” disoccupati cronici e un peso economico per la società, con la conseguente ascesa della classe dei mercanti.
Pur non avendo titoli nobiliari, i “chōnin” (i “cittadini”) accrebbero il loro prestigio con la forza del denaro di cui disponevano, stimolando l’insorgere di una letteratura e di un’arte che rappresentassero la loro filosofia e il loro stile di vita. A Kyoto la corte imperiale veniva esautorata da ogni potere decisionale, nonostante l’antica capitale rimanesse un fiorente polo culturale e artistico, con una raffinata produzione di lacche, tessuti, ceramiche e metalli.
La decisione di proibire a tutti gli stranieri di entrare in Giappone, a eccezione di una comunità cinese e degli olandesi protestanti obbligati a risiedere a Nagasaki, e il contemporaneo divieto a tutti i giapponesi di recarsi all’estero, divenne effettiva nel quarto decennio del Seicento, isolando l’arcipelago dal resto del mondo. Nonostante ciò, il paese - almeno nella prima fase del periodo Edo - prosperò, e le prime difficoltà economiche e sociali si constatarono solo dalla metà del Settecento.
L’impresa architettonica più notevole dell’epoca fu la costruzione nel XVII secolo del mausoleo di Ieyasu a Nikkō, un luogo immerso in un meraviglioso contesto naturale che si credeva ospitasse molte divinità dello shintoismo. Questo complesso templare è un capolavoro barocco, nel quale dominano gli elaborati intagli e la ricca profusione di policromia e dorature in stile cinese.

