Dentro l'opera
strati di tempo,
sedimenti di colore,
impronte del corpO
di Cristina Baldacci
Idipinti di Maria Morganti si celano a uno sguardo poco curioso o disattento, che potrebbe erroneamente scambiarli per monocromi di derivazione minimalista. Il primo indizio che svela la loro non appartenenza alla tradizione della pittura rigorosa e geometrica, tutta giocata in superficie e incentrata sulla riduzione oggettiva dei mezzi espressivi, è la pennellata, materica e volutamente imperfetta, che ci parla di una viva presenza corporea e autoriale. C’è poi quel bordo alto della tela che non mostra una sola cromia, bensì una “sedimentazione” di più colori che tiene traccia del processo esecutivo.
Giorno dopo giorno, usando un solo colore alla volta, Morganti interviene sulla superficie del quadro con pennellate orizzontali. Crea così uno strato pittorico che si sovrappone al precedente e che rimane visibile soltanto come sottile linea in un “arcobaleno” di velature sul margine superiore. Oltre a rendere evidente un metodo, questi sedimenti di colore scandiscono le giornate passate al lavoro e il tempo di un’esistenza. L’esserci dell’artista si immedesima con il tempo e lo spazio pittorico, tant’è che lei stessa sceglie il formato dei quadri in relazione al suo corpo. Quasi come se fossero autoritratti, o meglio ancora, propaggini di sé, le tele sono proporzionate all’ampiezza del palmo della sua mano (cm 18 x 16), del suo volto (cm 60 x 50), del suo mezzo busto (cm 110 x 90) e della sua intera figura (cm 180 x 160).Questo processo di inventariazione del proprio fare ed essere è talmente radicato e vitale - ne è conferma l’ossessività con cui è portato avanti -, che Morganti a un certo punto ha cominciato a tenere due distinti ma complementari archivi del colore.
Il primo è il Quadro infinito (cm 50 x 40), un accumulo di tutte le cromie da lei usate a partire dal 2006. Così l’artista, che sa dosare le parole con la stessa intensità dei colori (frequenti sono infatti le sue collaborazioni con scrittori e filosofi, come Barry Schwabsky e Jean-Luc Nancy), descrive questo assiduo lavoro di “condensazione”: «Ogni colore precedente viene cancellato dallo strato successivo. Il colore è una materia con una certa consistenza. Tanti micro strati di pittura stesi su una superficie bidimensionale vanno a formare un oggetto tridimensionale. Il quadro s’ispessisce e si allarga con il tempo. Una sostanza che si accumula, che prende spazio, che pesa, che ingombra. Tanti colori, tanti strati nel tempo vanno a costituire nell’insieme un unico corpo, un’unica materia-colore».
Il secondo archivio è costituito da una serie di registri in forma di stecche di legno (cm 45 x 100), che Morganti considera dei “diari”, dove ogni colore è steso con un andamento orizzontale per tutta la lunghezza del supporto. Così come avviene per le Sedimentazioni, nonostante la specificità dei due lavori, ciascun nuovo colore lascia intravedere, su una delle estremità della stecca, una sottile striscia - questa volta verticale - del colore che lo ha preceduto; finché la superficie si esaurisce e l’artista riprende lo stesso procedimento su un’altra stecca.
Su ognuno di questi “diari” Morganti annota i colori usati in circa tre mesi di lavoro. Una volta completati, vengono archiviati in una speciale struttura metallica, che lei stessa ha progettato e intitolato Diarioteca (dal 2011). Dato che essa contiene già tutte le stecche-diari su cui inscrivere la propria attività futura, che l’artista ha quantificato facendo un ipotetico ma anche preciso conto degli anni che le restano da vivere, questo è un archivio in divenire che contiene il tempo passato e presente, ma anche quello che verrà.
Lo stesso impegno sisifeo ha portato alla nascita di un terzo archivio aperto, dove Morganti sta catalogando ogni sua opera, scritto, attività, con una impressionante capacità di selezione e valutazione di sé, e un altrettanto generoso desiderio di “darsi” agli altri. Un archivio del tempo (www.morganti.it) è il sito online dove, senza soluzione di continuità tra arte e vita, è possibile conoscere (quasi) tutto di lei.
