Grandi mostre. 5 
Pablo Picasso e Henri de Toulouse-Lautrec a Madrid

affinità elettive

L’accostamento tra i due artisti non è una novità ma è la prima volta che li vediamo insieme. Al Museo Thyssen-Bornemisza l’esposizione su Picasso e Toulouse-Lautrec conferma e illustra quanto e come il maestro spagnolo abbia guardato al pittore francese più anziano di lui.

Gloria Fossi

Henri de Toulouse-Lautrec, Jane Avril (1891-1892), Williamstown, Sterling and Francine Clark Art Institute.


Pablo Picasso, Donna che sorride (1901), Madrid, Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofía.

Ma no, Picasso, stai ancora dipingendo come Lautrec! («Encore trop Lautrec! »). Così Max Jacob, Apollinaire, André Salmon, nel fatiscente studio del Bateau-Lavoir, beffeggiano in coro l’amico. Siamo nel 1904. Picasso ha allora ventitre anni, e già è consapevole del suo talento, che dichiara in alcuni autoritratti: «Yo, Picasso», scrive nel 1901 sopra la sua immagine. Elegante, con lo sguardo penetrante, sembra voler dire: «Questo sono io, Picasso. Sono il re, ve lo dimostro oggi, ve lo confermerò in futuro».
Dopo la prima mostra a Parigi, da Vollard, nel 1901, il critico catalano Miquel Utrillo lo ha paragonato a Goya. Qualcuno già intravede, in quei primi esperimenti, l’ascendente di Velázquez; oggi, e da tempo, vi riconosciamo l’influenza di Ingres, di Degas. Soprattutto, nelle tante opere da lui dipinte in quei primi anni trascorsi fra la Spagna e Parigi, è evidente l’ispirazione a Toulouse-Lautrec (Albi 1864 - Malromé 1901).
Picasso non ha mai negato le affinità elettive con l’artista parigino, che sono evidenti nelle linee, nei colori, nei soggetti della vita moderna, dei bistrot e del can can: decine di opere che Picasso dipinse soprattutto fra 1899 e 1901. Il giovane andaluso non nega, ma dichiara anche che «i quadri sono di chi li firma». Poi, d’altra parte, nella sua lunga proteiforme carriera, sarà sempre più difficile riuscire a paragonare Picasso a qualcun altro. Certo con Lautrec il paragone era allora lampante.


La vicinanza di Picasso a Toulouse-Lautrec
è evidente nei soggetti dei bistrot e del can can



A Madrid, dunque, al Thyssen Bornemisza, una magnifica esposizione è dedicata al binomio Lautrec-Picasso: è la prima mostra focalizzata su questa coppia di artisti, nonostante le riconosciute affinità elettive fra i due siano un luogo comune quasi da manuale. Di quelle affinità ne accennavano già, nel secolo scorso, amici come André Salmon, Jaime Sabartés, Gertrude Stein. Più di tutti, ne parlano disegni e tele che Picasso realizzò fra 1900 e 1901: a partire dal famoso menu della taverna Els Quatre Gats, nel cuore di Barcellona, disegnato assieme all’amico Ramon Casas. A Barcellona l’andaluso abitava dal 1899, dividendo lo studio con uno scultore più anziano. Nella capitale catalana frequentò il più aggiornato mondo letterario e artistico. Barcellona viveva allora un’irripetibile rinascita culturale: fervida di idee, era la città dei rivoluzionari esperimenti architettonici di Gaudí, delle teorie di Nietzsche che dalla Germania conquistavano i giovani catalani, anelanti all’autonomia dal governo spagnolo (la storia si ripete...). «Sarete quattro gatti», aveva sentenziato qualcuno agli artisti che si trovavano nel locale (che esiste ancora), subito soprannominato appunto Els Quatre Gats (come non pensare al mitico Chat Noir di Aristide Bruant a Montmartre, immortalato da Lautrec...). Il più giovane di tutti, Picasso, frequenta quel ritrovo come una seconda abitazione, ed è lì che espone i primi schizzi, che ricordano manifesti come il Divain Japonais di Lautrec. Poi, a ottobre del 1900, il primo viaggio a Parigi. Con gli amici Casagemas e Pallarés, Pablo s’installa a Montmartre per qualche mese nello studio del catalano Isidre Nonell. Visita l’Expo e s’inserisce in una bohème allegra e gioiosa, povera ma sensuale.


Pablo Picasso, I commensali (Parigi 1901), Providence, Rhode Island School of Design, Museum of Art.