Mentre a Madrid si svolge la rassegna dedicata alle affinità fra Toulouse-Lautrec e Picasso, una splendida mostra è
allestita a Milano, a Palazzo reale. L’esposizione, che ha avuto una lunga, importante preparazione, dopo anni di studi e ricerche, è stata ideata da
Claudia Beltramo Ceppi Zevi. La collaborazione all’evento è prestigiosa, giacché la curatela si deve a Claudia Beltramo Ceppi Zevi con Danièle Devynck,
direttrice del Musée Toulouse-Lautrec di Albi (con contributi, tra gli altri, di Marco Fagioli in un catalogo, che porta la sigla congiunta di Gamm -
Giunti Arte mostre musei ed Electa). Le opere vengono da tutto il mondo, con un nucleo consistente dal Musée Toulouse- Lautrec di Albi e dall’Institut
National d’Histoire de l’Art di Parigi, ma anche dalla Tate Modern di Londra, la National Gallery di Washington, il Museo Puškin di Mosca, il Museum of
Fine Arts di Houston, il Masp - Museu de Arte di San Paolo del Brasile e la Bibliothèque Nationale di Parigi. Circa duecentocinquanta dipinti, disegni,
acquerelli, acqueforti, e anche la serie completa dei ventidue manifesti di Toulouse-Lautrec, testimoniano, in sei sezioni tematiche, la prolifica
attività dell’artista di Albi che morì nel 1901, a trentasette anni.
critici poco indagati di Toulouse-Lautrec
La mostra e i saggi in catalogo fanno il punto su aspetti critici poco indagati: non solo, com’è ovvio, l’amore di Lautrec per le stampe giapponesi ma anche la sua nota passione per la fotografia, che però, a differenza di quanto spesso si crede, non praticò mai personalmente. Il mondo fuggevole di Lautrec è quello, in primo luogo, di un realismo provocatorio, unico, che si manifesta nel magistrale ricorso alla sintesi di forma, colore e movimento. È un percorso personale che lo portò a non partecipare ad alcuna corrente. Il mondo fuggevole è anche quello della vita moderna parigina, di avventori in caffè equivoci, di prostitute e ballerine del circo. Dei bassifondi, nonostante l’agiatezza economica e le origini familiari aristocratiche.