anche al più agguerrito uomo d’affari o al più freddo e logico intellettuale, oppure al più noioso topo di biblioteca che, in un angolino del suo cuore, sono rimaste intatte alcune briciole di gioia del suo essere stato bambino e della sua capacità di stupirsi, questo è - senza ombra di dubbio - il nome di Walt Disney. Con i suoi personaggi e le sue invenzioni, infatti, Disney ha dato un nuovo volto all’infanzia, tanto che - anche dopo di lui - la dimensione infantile ha finito per essere identificata con il suo meraviglioso universo di fantasia. In altre parole, il suo marchio è diventato sinonimo di fiabesco e di onirico, in una sorta di equazione che generazioni di persone, in tutto il mondo, hanno considerato scontata e ovvia. Intendiamoci bene, non che prima di lui non fosse riconosciuta la condizione dei bambini come altra da quella degli adulti, anche se con una certa difficoltà, almeno in certe epoche(1). Di sicuro, però, non esisteva - per i piccoli - un mondo così coerente e così articolato come quello che il genio di Walt Disney ha costruito nel corso di decenni. Egli ha lasciato un messaggio e un’impronta - inconfondibili rispetto alle varie altre interpretazioni coeve (per esempio “Il Corriere dei Piccoli” in Italia, The Family Upstairs e The Katzenjammer Kids negli Stati Uniti) - talmente forti da farli diventare il parametro di riferimento per il mondo infantile, come pure per i bambini e i ragazzi, lasciando apparire il resto pallida quanto inadeguata imitazione(2).

