ARCA SACRA

Dal Medioevo in poi, l’iconografia alchemica occidentale viene trasmessa in Europa perlopiù in forma criptica,

attraverso numerose illustrazioni (miniature, disegni, incisioni), in manoscritti e libri a stampa. Nella tradizione letteraria di argomento alchimistico, le figure e le immagini hanno la funzione principale di creare collegamenti di senso, rapporti mnemonici e analogie con i testi, che utilizzano metafore verbali, parole enigmatiche, rimandi allegorici. Mentre nella trattatistica tecnologica il rapporto tra immagine e parola mostra concretamente al lettore strumenti, forni, vasi, metalli, sostanze e fasi di lavorazione, il corpo iconografico dell’alchimia ermetica moltiplica collegamenti analogici tra metalli, pianeti, fasi del magistero, racconti mitologici e biblici: a seconda del caso, i principali agenti alchemici e le sostanze chimiche vengono paragonati a eventi cosmologici, personaggi della Bibbia, divinità pagane, figure delle favole, accoppiamenti amorosi, esseri zoomorfi e fitomorfi, mostri, demoni, presenze nella natura, metamorfosi, simboli. Pur avendo capacità evocative che molto spesso vanno al di là di ciò che è contenuto nelle parole, in prima battuta l’iconografia alchemica dovrebbe essere sempre interpretata in rapporto con il testo che ha generato le immagini e le allegorie. 

Dopo aver compreso le corrispondenze tra testo e immagini a livello storico, critico, dottrinale, filologico, iconologico, l’ulteriore lettura apre ai meccanismi di liberazione tipici dell’arte superiore e ai rimandi più sottili evocati dalla Grande Opera.


Girolamo Olgiati, Fanes (1569); Londra, British Museum.