La pagina nera

NON È DEGNO DI UN ENCOMIO
QUEL DISMESSO MANICOMIO

Tempo scaduto: ormai il suo deterioramento è a un punto di non ritorno. Versa in questo stato l’ex ospedale psichiatrico di Racconigi (Cuneo), risalente nella sua costruzione originaria a fine Settecento. Da quando la struttura ha chiuso i battenti, già quarant’anni fa, ne è proprietaria la Asl della stessa provincia. Ma, da allora, nessuno se n’è più occupato.

di Fabio Isman

Nasce nel 1789, come Ospedale di carità; diventa un ospizio per i poveri; poi, fino al 1868, un Collegio per i figli di ex militari; tre anni dopo l’architetto Giuseppe Ottino lo trasforma in manicomio, e vi entrano i primi due ricoverati (un uomo e una donna, di Barge e di Monastero Vasco, comuni in provincia di Cuneo); gli originari diecimila metri quadrati coperti diventano più di trentatremila: gli internati, fino a millecinquecento, e un terzo gli addetti; l’intero complesso, splendido il parco, oggi è ampio centosessantatremila metri quadrati.

Siamo a Racconigi, tra Torino e Cuneo, allora il maggior centro sabaudo di produzione della seta; e questo è uno scandalo tra i più incredibili nel nostro paese: tutto è abbandonato da oltre quarant’anni. Sono rimasti gli ambienti bellissimi, e perfino le suppellettili: come se, a parte la polvere e i segni del tempo, ieri qualcuno fosse uscito, chiudendo a chiave. Gli è stata fatale la “180”, o “legge Basaglia”, del 1978; ma forse, pure l’incuria di chi è venuto dopo. In modo sarcastico, il luogo veniva chiamato «la fabbrica delle idee»: però, a nessuno ne è venuta una, praticabile, su che cosa farne dopo la dismissione.