Studi e riscoperte. 1
L’“infrasottile” di Duchamp: analogie e anancronismi

AL LIMITE
DELLA PERCEZIONE

“Infrasottile”, neologismo che indica nuove possibili rivelazioni della realtà grazie a un maggior coinvolgimento delle nostre capacità immaginative e speculative. Il punto di partenza? Duchamp, con il corrispettivo francese “infra-mince”. Per l’artista, elementi quali la brezza, la bruma, la polvere, il fumo, i raggi di luce, presenti anche in opere del passato, aprono il varco a intuizioni inaspettate.

Mauro Zanchi

Nel 1945 Marcel Duchamp realizza un collage per la quarta di copertina della rivista “Wiew”, nel numero dedicato completamente alla sua opera. Il testo, composto da lettere ritagliate da riviste secondo il dettato dadaista, pone l’attenzione su un neologismo, ovvero sulla parola francese “infra-mince” (infrasottile), vicina ai significati legati all’ultrasottile(1) - a concetti, fenomeni, stati, materiali al limite della percezione, che inducono a uno sforzo immaginativo più sofisticato e a ulteriori speculazioni -, un termine che si richiama all’irriducibile e che apre alla possibilità di una nuova apparizione: «Quando il fumo del tabacco sente anche della bocca che lo esala, i due odori si sposano per infra-sottile»(2). Per Duchamp sono infrasottili la polvere, il vapore, il fumo, l’ombra portata, la brezza, la bruma, i raggi che attraversano un prisma di vetro scomponendo la luce in diversi colori, il movimento, il caso, il ritardo, l’anticipo, ciò che sta tra l’apparenza e l’apparizione, la riflessione nelle superfici specchianti, l’ironia, la reciprocità, lo sposalizio di due o più odori e sapori, ciò che sta al confine tra virtualità e iperrealtà.

Tutte queste presenze sono contenute anche in molti capolavori dell’arte “retinica” (nel senso “che si ferma alla retina”) del passato - così direbbe Duchamp -, colte dai pittori come dettagli atti a rendere visibili, in modo lirico, intuizioni, momenti estatici o passaggi di esseri celesti o divini. L’ideatore del “ready-made” e delle proiezioni concettuali verso il futuro probabilmente può indurre anche a rileggere la storia dell’arte (antica?) grazie alle sue intuizioni novecentesche.


Marcel Duchamp, quarta di copertina della rivista “Wiew” (1945).