In tendenza AL RIBASSO UN RIVOLUZIONARIO di Daniele Liberanome Artista dirompente e innovativo, Marcel Duchamp vive un momento di flessione che può consentire di portarsi a casa una delle sue opere a cifre davvero interessanti osa sarebbe stata l’arte del Novecento e contemporanea senza di lui? La domanda è legittima per pochi grandi, fra cui Marcel Duchamp (1887-1968) che ha davvero rivoluzionato il nostro modo di intendere l’arte e il ruolo dell’artista. Basterebbe pensare alla celeberrima del 1917, l’orinatoio industriale ovunque disponibile che, rovesciato con mano sapiente, è diventato opera fondamentale per sottolineare la preminenza del pensiero creativo sulla tecnica realizzativa. Ma c’è molto altro, e i visitatori del Philadelphia Museum of Art lo sanno bene quando si trovano di fronte a del 1912. È una tela con una figura scomposta vagamente femminile, in cui Duchamp fu capace di coniugare come nessun altro il futurismo al cubismo facendo per questo indispettire perfino la Société des artistes indépendants parigina. Indimenticabile è poi il suo cosiddetto del 1915, anch’esso al Philadelphia Museum of Art, composto da due lastre di vetro suddivise da una sbarra e soprattutto da oli, vernici e molto altro; racconta la storia di una Vergine sposa. C Fontana Nudo che scende le scale n. 2 Grande vetro Belle Haleine, Eau de voilette (1921). Duchamp divenne così padre spirituale della schiera di artisti contemporanei che, per rappresentare la vita, mettono in scena gli oggetti che vi vengono utilizzati come i resti di una cena (alla Spoerri) o i letti disfatti (alla Tracey Emin). Duchamp insomma era un fiume in piena di idee assolutamente innovative e dirompenti, creatore di opere dall’importante contenuto concettuale più vicino ai giorni nostri che ai suoi. Va però ben conosciuto per entrarvi in sintonia. La sua consiste in una boccetta di profumo da donna, marca Rigaud, che l’artista modificò nel 1921 insieme a Man Ray, apponendovi una nuova etichetta con una propria foto in vestiti femminili, una dicitura mutata e “firmandola” con uno dei suoi pseudonimi. Voleva così scardinare sia un tabù sociale valido allora e in parte anche oggi - l’identità di genere - trasformandosi in una donna che utilizza profumi squisitamente femminili, sia un tabù artistico, perché mortificò di nuovo la tecnica pittorica o scultorea limitandosi a modificare un oggetto qualsiasi, un “ready-made”. Belle Haleine, Eau de voilette fece scandalo a suo tempo e venne apprezzata da diversi collezionisti quando Christie’s di Parigi la offrì il 23 febbraio del 2009, tanto da venire aggiudicata per 8,9 milioni di euro. Belle Haleine, Eau de voilette Alla stessa questione dell’identità di genere si riferisce , concepita nel 1919 ma poi ricreata in varie versioni fino all’inizio degli anni Sessanta. Si tratta di una riproduzione, di nuovo un “ready-made”, della celeberrima Gioconda, a cui Duchamp aggiunse baffi e pizzetto maschile per farla diventare un uomo-donna; ci aggiunse quel titolo composto da lettere che, se pronunciate in francese, danno origine alla frase: «Elle a chaud au cul» (letteralmente “Lei ha caldo al culo”), come se la Monna Lisa fosse un/ una ninfomane omosessuale. L.H.O.O.Q. Inaugurò così un nuovo approccio verso i capolavori del passato, dissacrante e a noi contemporaneo, che ha spianato la strada, per esempio, a Warhol o a Banksy. Una versione di del 1958, proveniente dalla collezione dell’artista spagnolo Antoni Tàpies, è stata venduta da Christie’s a Parigi il 17 ottobre 2019 per quasi 1 milione di euro, un po’ meno di quanto aveva spuntato da Christie’s di New York, l’8 maggio 2016, una semplice litografia della stessa serie perdipiù priva di quella provenienza prestigiosa. L.H.O.O.Q. L.H.O.O.Q (1958). Il mercato di Duchamp, in effetti, vive un momento di flessione e negli ultimi anni non si sono registrati prezzi record. Questo indicano le quotazioni dei suoi Monte Carlo Bond del 1924, una stampa di sua invenzione tirata, sembra, in appena otto esemplari, in cui appare l’artista con occhi torvi e i capelli insaponati fino a formare dei corni di diavolo o forse delle ali da Mercurio, dio anche dell’intelligenza. Con quei intendeva raccogliere capitali per sbancare il casinò di Monte Carlo con un metodo che lui stesso aveva inventato e provato. Duchamp era di una poliedricità incredibile. Uno di questi esemplari ( ) è stato scambiato nel 2010 per 780mila euro (Christie’s, New York, 10 novembre), nel 2015 per 2,2 milioni di euro (Christie’s, New York, 9 novembre) ma lo scorso 4 febbraio solo per 540mila euro (Sotheby’s, Londra). Monte Carlo Bond Monte Carlo Bond n. 30 Un ottovolante di quotazioni in cui il punto più alto è stato raggiunto qualche anno fa, come indica anche la storia di mercato di Scacchiera, firmata dall’artista e da lui spesso utilizzata da scacchista provetto qual era, tanto da essere considerato negli anni Venti il più abile di Francia. L’opera venne venduta per 734mila euro nel 2006 (Sotheby’s, New York, 6 febbraio) al celebre gallerista Jan Krugier, la cui fondazione la rivendette per 1,9 milioni di euro a sette anni di distanza (Christie’s, New York, 4 novembre 2013). Quegli anni splendenti di mercato sono passati e di recente si possono acquisire in asta quasi solo litografie che si scambiano per qualche centinaio di euro, in attesa che un pezzo più importante venga presentato di nuovo e non riceva la pessima accoglienza riservata lo scorso febbraio al Monte Carlo Bond. Converrebbe nel frattempo mantenere desta l’attenzione per portarsi a casa un pezzo di Duchamp a cifre interessanti. Monte Carlo Bond n. 30 (1924).