Nel modo di fare arte di El Seed c’è una costante, dalla quale l’artista franco-tunisino (classe 1981) non può prescindere. Lo spazio pubblico. I suoi luoghi hanno una declinazione infinita di varianti, sono luoghi comuni, sacri, disabitati, poco abitati, molto abitati, abbandonati, luoghi di confine o centri urbani più o meno noti. In ciascuno di essi interviene con un’opera calligrafica pensata e realizzata esclusivamente per quel luogo e che, secondo la sua intenzione, non funzionerebbe altrove.Questo è il modo di El Seed di rendere ogni spazio, qualunque esso sia, unico, senza gerarchie di genere.
Il suo medium, uno solo. Esso appartiene alla cultura alta, altissima. La calligrafia araba storicamente era la scrittura usata per trasmettere la parola di Dio e si sviluppò in forme differenti in diversi paesi di cultura araba.
Percorrerne la storia significa incontrare il patrimonio antropologico di un’ampia geografia di paesi e popoli, che vanno dal Vicino e Medio Oriente al Nord Africa fino ad alcune aree dell’Africa Centrale. Il suo massimo fulgore è tracciato attraverso il percorso di tre grandi calligrafi, Ibn Muqla (886-940), Ibn al-Bawwab (secondo gli studiosi nato nel 961 e morto nel 1022) e Yaqut al-Musta’simi (di cui si conosce solo l’anno di morte, 1298). In epoca moderna e nel periodo postcoloniale, la calligrafia, nell’ambito più ampio della “littératie arabe libertaire”, fu il medium scelto da differenti artisti arabi per parlare della realtà autentica dei loro paesi in opposizione ai modelli orientalisti o di ispirazione avanguardista affermatisi durante il periodo coloniale.
Per El Seed la calligrafia è stata dapprima un incontro e poi una scelta. «Sono nato e cresciuto in Francia da genitori tunisini », ci spiega l’artista in occasione della nostra conversazione, «durante la mia adolescenza ho vissuto una crisi d’identità. Non sapevo se ero francese o tunisino o cos’altro, così ho deciso di essere solo tunisino e nel tempo mi sono reso conto che è stato un errore. All’inizio questa scelta mi ha spinto a imparare a leggere la lingua araba e mentre approfondivo la cultura araba, ho scoperto la calligrafia. Nel tempo, lo studio mi ha permesso di riconciliarmi con la cultura francese e ho imparato a convivere con le mie diverse identità: quella araba, quella tunisina e quella francese», conclude.
Diventare artista, gli chiediamo, è qualcosa che va al di là dell’apprendere un modello, seppure culturalmente elevato, come quello calligrafico arabo? El Seed risponde usando le parole di uno scrittore francese, di cui non ricorda il nome: «Uno diventa artista quando sa che nella vita non può fare null’altro», e aggiunge, «in realtà non avevo mai pensato di diventare artista, è qualcosa che ha preso forma nel tempo. E oggi, come artista, sono convinto di avere una responsabilità rispetto a quello che faccio. È stata una scelta rischiosa, ma penso sia stata quella giusta».

