Sebbene la memoria della schiavitù nella penisola italica sia stata pressoché diffusamente rimossa, la storia dell’arte ne conserva alcune tracce. Tali documenti pittorici testimoniano una presenza di servi e schiavizzati nella capitale della Serenissima alla fine del XV secolo.
In Miracolo della reliquia della Croce al ponte di Rialto (1496), conservato alle Gallerie dell’Accademia di Venezia, Carpaccio dipinge quattordici gondolieri, due dei quali sono uomini neri, elegantissimi. Quello in primo piano guida una gondola con “felze” (un abitacolo che veniva montato sulla barca per proteggere i passeggeri dalla pioggia) ed è vestito con un cappello rosso con piuma chiara, una maglia bianca con uno “zipon” (giubba) e un saietto rosso con maniche unite da laccetti blu e calzamaglie colorate e aderenti. Gondole e gondolieri erano figure iconiche nella Venezia del tempo, ma la maggior parte di questi gondolieri non era veneziana. A distanza di tempo e senza documenti attendibili e puntuali, non c’è modo di sapere se i due uomini africani nell’opera fossero schiavizzati o liberi. L’eleganza dei loro abiti potrebbe restituire, infatti, la grandiosità dello status di chi li possedeva e non un segno di indipendenza. Solo in rari casi un artista esplicitava la condizione di schiavitù con «catene, manette o un collare da schiavo»(1). L’opera di Carpaccio potrebbe indicare che il lavoro di gondoliere era una forma occupazionale di nicchia in una transizione verso la libertà.
Anche in Caccia in laguna (1490-1495), ancora di Vittore Carpaccio, oggi al Getty Museum di Los Angeles - e riconosciuto come la parte superiore del dipinto Due dame veneziane - sono presenti due rematori neri su “fisolere” (barche per la pesca ai fisoli, uccelli acquatici). Uno indossa un saietto e cappello rossi e calze verdi, l’altro un saietto bianco, calzamaglia rossa e un cappello color porpora. Michela dal Borgo(2) ha suggerito che i gondolieri indossino abiti i cui pattern rimanderebbero ai distretti veneziani di appartenenza, in questo caso Castellani e Nicolotti, due fazioni conflittuali del ceto popolare di Venezia.
Kate Lowe ha cercato di dare un’identità ai gondolieri africani presenti nelle opere di Carpaccio e Bellini, analizzando i nomi registrati nei libri delle associazioni di gondolieri a Venezia tra il XV e il XVI secolo. Se fossero stati ammessi nell’associazione dei traghettatori avrebbero avuto accesso a un’opportunità di liberazione che forse solo Venezia poteva presentare nel panorama europeo. Lowe porta a sostegno della sua tesi la stampa anonima L’amore veneziano per l’esibizione e la magnificenza (1585), oggi al Germanisches Nationalmuseum di Norimberga, in cui tre coppie sono trasportate su una gondola i cui due rematori sono uomini neri, forse traghettatori per l’occasione o forse appartenenti all’associazione dei gondolieri.

