I RITRATTI

In una città come Haarlem, non diversamente da molti altri centri olandesi, la presenza di una classe borghese

affluente desiderosa di decorare degnamente le proprie abitazioni provocò un rapido e massiccio incremento del mercato delle opere d’arte. La sostituzione della committenza ecclesiastica con un nuovo target ampliò la scelta dei soggetti, ridusse le dimensioni dei quadri, calmierò i prezzi, in una parola democratizzò il mercato. 

Rappresentò l’occasione per un ricambio generazionale, per lo sviluppo di talenti originali (in regime di concorrenza occorre distinguersi), per la nascita di un nuovo linguaggio figurativo, quello della neonata Repubblica: orgogliosamente diretto, espressivo, naturale. 

Nacquero fiere periodiche e mercati specializzati (sul modello della Fiera del libro di Francoforte, attiva già nel XVI secolo). L’arrivo di ondate di prodotti scadenti (i vicini fiamminghi avevano notato la nascita di un mercato nuovo a pochi chilometri dai loro confini e cercarono presto di approfittarne) fu contrastato da nuove regole per il commercio, a difesa delle gilde locali. 

A essere favorito fu soprattutto il genere del ritratto. I ritratti costavano meno se piccoli, con solo volto e busto e senza mani. 

Tra i principali artisti a concentrare la propria attività su questo tipo di produzione troviamo ancora Frans Hals, che conferisce al genere uno stile pittorico nuovo, vivace, dal tratto energico ed espressivo. 

Quel che emerge immediatamente è la sua capacità di imprimere dinamismo a un soggetto statico per definizione. Il suo talento gli garantì attenzione e committenze da parte dell’élite cittadina, sia di fede protestante che cattolica, fatta di mercanti come di predicatori, di insegnanti, artisti e letterati. 

Non si conoscono disegni di Frans Hals, il pittore abbozzava la composizione direttamente sulla tela, dipingeva fondali e costumi, poi aggiungeva le teste e le mani, che costituivano l’elemento essenziale dell’individuazione. Polsini e colletti, con i loro bianchi esplosivi, venivano sovrapposti agli strati sottostanti solo alla fine. 

Lavorava in velocità, ma non trascurava minimamente l’aderenza al modello, neanche per le vesti, i suoi ritratti sono considerati documenti affidabili per la storia del costume dell’epoca (ma anche per le armi, gli strumenti musicali, i vetri e il vasellame). 

Hals usava come supporto quasi soprattutto la tela, tre suoi dipinti su quattro hanno questa caratteristica, per il resto pannelli di legno e in tre casi piccole lastre di rame. La tela di lino è resistente, leggera e facile da trasportare. 

A caratterizzare i suoi lavori è più che ogni altra cosa la pennellata rapida, meno materica di quella di Rembrandt ma come guidata da un’invidiabile sicurezza, da una straordinaria capacità di controllo dell’effetto finale; una serie di tocchi fluidi o a contrasto, sempre privi di ogni apparente incertezza, capaci di rendere la vibrazione luminosa delle superfici e al tempo stesso la solidità delle forme. Un effetto di immediatezza apparentemente “facile”, dovuto a una mano felice che coglie l’obiettivo al primo tocco (questa era, per esempio, l’impressione che ne trasse Van Gogh), e che è in realtà il risultato di pazienti sovrapposizioni di strati successivi. 

La pennellata è sempre libera, visibile, non cerca la precisione ma l’effetto immediato. Fin da subito, Hals appare come un virtuoso, capace di un dominio assoluto della tecnica pittorica. 

Col tempo, a prevalere saranno soprattutto i colori chiari, almeno fino agli anni Quaranta, quando torneranno tonalità più scure e alla luce diurna si sostituirà un’ambientazione più cupa, con interni meno luminosi e una tendenza alla monocromia.


Banchetto degli ufficiali della compagnia di San Giorgio (1616), particolare; Haarlem, Frans Hals Museum.


Banchetto degli ufficiali della compagnia di San Giorgio (1627), particolare; Haarlem, Frans Hals Museum.


Banchetto degli ufficiali della compagnia di San Giorgio (1616), Haarlem, Frans Hals Museum.