Luce e buio, pieno e vuoto, giorno e notte. Per godere appieno di Untitled, opera dell’artista americano Dan Flavin (1933-1996), fatta di una transizione di colori che illumina la Chiesa rossa, a Milano, è meglio aspettare il tramonto e attendere che la città calmi il suo cigolio frenetico, che le sferragliate dei tram si diradino, che le geometrie perfette del rosso dei volumi esterni ideati da Giovanni Muzio (1893-1982) si dileguino appena nell’arrivo della notte. Sono volumi importanti quelli che caratterizzano l'edificio parrocchiale di Santa Maria Annunciata in Chiesa rossa, dentro e fuori.
Potrebbe essere una chiesa progettata da de Chirico, il timpano imponente poggia su quattro colonne e due archi laterali di mattoni. Invece di essere sospesa in mezzo a una piazza metafisica però, la Chiesa rossa sta in mezzo alla città. Non al centro, ma sull’asse sud di Milano, già verso la periferia, zona vivacissima, dove il traffico scorre fitto dalle prime ore del mattino alle ultime della notte. In mezzo a un tessuto umano fitto, è grande la comunità che fa capo a questa parrocchia.
Muzio ha concluso nel 1932 il progetto troppo ambizioso iniziato nel 1925 dall’ingegner Della Porta, per restituirci uno splendido impianto razionalista. Cubi, semicerchi, colonne, uno spazio già scandito dai ritmi e i volumi che i neon di Dan Flavin sottolineano. Muzio sviluppò la chiesa a croce latina, a navata unica. Il transetto è una scansione impeccabile di travi di legno a vista. Nessun segno qui dentro è superfluo, nessun adornamento, nessuna ambiguità nel ritmo degli spazi. È il luogo ideale per raccogliere la luce come unico elemento, come simbolo più che decorazione.
Tuttavia Flavin - che da giovane passò qualche anno in seminario - non attribuisce nessun significato spirituale alle sue sculture, ma le definisce solo come luce fluorescente che risponde a un ambiente specifico. Non dimentichiamo però che i primi lavori dell’artista sono le Icone, volumi monocromi illuminati dal neon. I volumi spariranno e rimarrà soltanto la luce.
Ma come è arrivato qui Dan Flavin, il maestro del minimalismo americano, conosciuto in tutto il mondo per le sue sculture e installazioni realizzate esclusivamente con lampade fluorescenti? Nel 1996, anno in cui poi morì, l’artista venne invitato dal reverendo Giulio Greco a ideare un progetto per la chiesa, e la Fondazione Prada, l’anno successivo, in occasione di una grande retrospettiva dell’artista, si impegnò a realizzare l’opera insieme al Dia Center for the Arts di New York.
È ceruleo il colore della navata, un blu leggerissimo che si espande per tutta la lunghezza della chiesa, sottolineato dalla precisione di due strisce di neon bianco. Il transetto è pervaso da quella che pare la luce rosa del tramonto, l’abside dal giallo dorato del sole.

