XX secolo
Fabio Mauri e le sue prime performance

il corpo
si fa poesia

Esponente di spicco dell’avanguardia italiana, Fabio Mauri, grande artista e intellettuale del secolo scorso, ha trovato la massima espressione poetica nella performance, spazio in cui l’arte incontra la storia.

Marcella Vanzo

Fabio Mauri ho avuto la fortuna di conoscerlo. Era un uomo maestoso nell’aspetto e nei modi, elegantissimo, profondo e leggero insieme. Antico e modernissimo, anomalo rispetto al mondo dell’arte, è stato anche presidente della Garzanti e il primo marito di Adriana Asti. Vissuto tra il 1926 e il 2009, amico fraterno di Pasolini, gli proietta addosso il suo Vangelo secondo Matteo sui gradini della Galleria d’arte moderna di Bologna nel maggio del 1975. Una performance eccezionale, si chiamava Intellettuale ed ebbe luogo pochi mesi prima dell’assassinio dell’intellettuale, appunto. Fabio Mauri, riflettendo su quest’opera, scrive: «Ideata in laboratorio, si resta sbigottiti dall’evidenza di ciò cui si assiste, colpiti dalle sue violente implicazioni. La proiezione provoca un effetto singolare: rivela fisicamente la nascita del “segno intellettuale”, “dentro” il corpo dell’autore. Possiede la precisione tecnica di una radiografia dello spirito».

Mauri esegue quindi la «radiografia dello spirito» dell’amico Pasolini, e non è nemmeno la prima delle sue “radiografie”. Qualche mese innanzi, sempre nel 1975, proietta infatti sul regista Miklós Jancsó il suo film Salmo rosso sulla rivolta dei contadini ungheresi nell’Ottocento, premio per la regia al festival di Cannes nel 1972.