Il 22 febbraio scorso il Nasjonalmuseet di Oslo ha dato la notizia. La scritta a matita nell’Urlo(1), nascosta nel cielo più drammaticamente rosso mai dipinto, è del suo autore, Edvard Munch (Ådalsbruk 1863 - Oslo 1944). La frase è stata resa nota in inglese: «Could only have been painted by a madman!»; cioè: «Può esser stato solo un pazzo a dipingerlo!». Non equivochiamo. Munch scriveva anche in inglese e in francese(2), ma non è questo il caso. Sono in norvegese le otto parole celate in grafia minuta fra le striature delle nuvole madreperlacee (fenomeno atmosferico, assai poetico, che spiegheremo poi). Se si osserva, alle pagine seguenti, la fotografia ingrandita, eseguita dai tecnici del museo norvegese, la frase è «Kan kun være malet af en gal Mand!». La grafia di Munch è nota grazie ai manoscritti, conservati al Munchmuseet di Oslo. Il confronto convince assolutamente.
Qui abbiamo fatto la prova con un’opera che abbiamo visto a Londra nella primavera 2019, all’ultima mostra su Munch prima del lockdown(3). È uno studio per il dipinto Disperazione (1892), anticipazione dell’Urlo. Il foglio di velina, a olio e carboncino, raffigura sullo sfondo due sagome
maschili e in primo piano un uomo con bombetta, appoggiato a una staccionata, non di un ponte ma di un sentiero. È lo stesso paesaggio raffigurato un
anno dopo nell’Urlo: il fiordo presso Oslo, a Ekeberg, con la baia di Bjørvika (dove ora sorge il Teatro dell’opera), e in fondo il promontorio con la
fortezza di Akershus. A fianco del disegno, una scritta in norvegese rammenta le sensazioni provate una sera, al tramonto: «Stavo passeggiando con due
amici e il sole stava tramontando. Sentii un soffio di nostalgia. D’un tratto, il cielo si fece rosso sangue. Mi fermai, mi sporsi dal parapetto, stanco
morto. Vidi nuvole fiammeggianti come una spada insanguinata, e il fiordo nero con la città sullo sfondo.