Studi e riscoperte. 2
Il fiasco in Toscana

DI VETRO CON
L’ABITO DI PAGLIA

In Italia, le prime notizie sul fiasco, usato soprattutto come contenitore per vino, risalgono al XIV secolo. A cominciare dalla Toscana, dove la produzione e l’utilizzo di questo tipico recipiente furono particolarmente diffusi.

Silvia Ciappi

Le prime notizie relative al fiasco, utilizzato prevalentemente come contenitore per vino, risalgono al XIV secolo. Sono riportate in due novelle del Decamerone di Giovanni Boccaccio. Il recipiente in vetro sostituiva un altro di analoga forma, ma realizzato in metallo stagnato, per impedire le frodi sulla lega con eccesso di piombo, dannoso per il vino. Il vetro invece, come noto sin dall’antichità, non trasmetteva odori né alterava aromi e proprietà della bevanda. Il fiasco aveva forma globulare, con collo corto, ed era coperto per intero di cordicelle orizzontali di erba palustre, detta “sala”, per proteggere il fragile materiale dagli urti e il contenuto dalla luce. Il fondo convesso era rinforzato con paglia più spessa per consentire maggiore stabilità al contenitore. La chiusura era affidata a batuffoli di stoppa, di bambagia o a ciuffi di paglia. Un’immagine di vivace impatto narrativo è offerta da un grande piatto in maiolica di produzione montelupina, databile ai primi anni del XVII secolo, che illustra un maestoso oste vestito con ampio abito a strisce colorate, grembiule bianco e cappello piumato, mentre sorregge un fiasco impagliato sino al collo, come fosse un trofeo destinato a imminente e abbondante libagione, rappresentata dal capiente bicchiere. La frase sul bordo, coerente con la esuberanza burlesca di queste raffigurazioni, inneggia alla qualità del vino: «VOI TU BER EGLI È BUONO».