Il tema di questo articolo è uno dei possibili incroci di suggestioni che sorgono nell’incontro tra due o più linguaggi, il verbale con il visuale, il segno scritto con quello evocato e non detto, l’immaginato terreno con la proiezione verso questioni celesti. Nei tempi primordiali l’immaginazione cominciò a catasterizzare, ovvero ad attribuire nomi di animali, di personaggi mitologici, di esseri ibridi, di divinità, a costellazioni. I popoli nomadi del Neolitico colloquiavano con i cieli. I più visionari acuirono una propensione a tracciare mentalmente segni tra le numerose stelle sparse nell’universo buio. Questi collegamenti tra immaginazione e cielo vennero lasciati in forma grafica anche sulle rocce delle caverne. Da più di un decennio alcuni studiosi hanno intuito che i dipinti sulle pareti delle grotte preistoriche erano accompagnati da segni che anticipavano di venticinquemila anni quelle che erano considerate le più antiche testimonianze alfabetiche(1). Gli alfabeti primordiali si ricollegavano probabilmente a osservazioni astrali e ai cicli che determinavano riti e momenti topici della vita di un gruppo. È stato proposto pure che la nascita degli alfabeti fenicio e greco sia derivata dalla prolungata osservazione delle costellazioni celesti, legando così la grafia del cielo con quella della scrittura(2). Non sappiamo chiaramente se sia andata veramente così, ma alla luce delle immagini che prenderemo in considerazione di seguito è suggestiva l’ipotesi che ci sia stato un travaso dalle stelle alle lettere, dai segni celesti agli alfabeti simbolici, dai movimenti nell’universo a quelli che hanno dinamizzato i linguaggi. Le costellazioni presenti nel codice miniato pergamenaceo (Harley 647) realizzato attorno alla metà del IX secolo(3) nella diocesi di Reims - una versione latina dei Phaenomena Aratea, con estratti dall’Astronomica di Igino nelle figure delle costellazioni - presentano il commento disposto in modo tale da risultare parte integrante delle figure, riproponendo un modello simile ai carmi figurati e alle poesie visive dell’antichità greca e romana, ovvero testi concepiti per essere guardati e contemplati oltre che per essere letti.
Studi e riscoperte. 3
Calligrammi e carmi figurati del Medioevo
DALLE STELLE
ALLE LETTERE
È un filo suggestivo quello che potrebbe legare, ai primordi della civiltà umana, l’osservazione delle stelle e l’astrologia alla nascita della scrittura, forse anticipata da segni astratti tracciati nelle grotte del paleolitico. Alcune miniature medievali sintetizzano con eleganza questo possibile nesso, persistente nel tempo, anticipando la modernità dei calligrammi ideati nel XX secolo.
Mauro Zanchi