1883 olio su tela cm 84,5 x 117 Vienna, Historisches Museum der Stadt
al tempo in cui dipinge Favola, tratto dall’illustrazione di Allegorie ed Emblemi sontuosa pubblicazione con i testi di Albert Ilg,
Klimt era uno dei collaboratori e allievi del pittore ufficiale di corte Hans Makart (1840-1884), vero arbiterelegantiarum dell’aristocrazia e dell’alta borghesia viennese, per quanto concerne l’arte ma anche gli arredi e la moda e
rappresentante del cosiddetto storicismo. Secondo l’insegnamento diffuso nelle Accademie, Klimt dipinge scene ispirate alla storia antica e
al mito. La fanciulla in primo piano, allegoria della favola, ammansisce il mondo animale, mentre alle sue spalle una pergamena
arrotolata attende la traccia dello stilo che lei tiene tra le dita. Il nudo è di una venustà tipicamente rinascimentale, con chiari
riferimenti a Tiziano, che Klimt aveva copiato per l’esecuzione di un dipinto nel castello di Pelesch, nell’attuale Romania. La sua calda
sensualità è nei limiti della tolleranza divina, desiderabile ma intoccabile. Il soggetto fantastico permette di eludere la
morale dell’epoca e in tal modo il nudo femminile domina in armonia il mondo circostante e quasi lo asservisce a sé. Klimt si esprime con
la stessa ricercata qualità visiva nella rappresentazione dell’incarnato della donna, della pelliccia del leone addormentato ai suoi
piedi, del piumaggio delle gru e sul mantello della volpe, personaggio paradigmatico delle favole di Esopo e di La Fontaine.
Oltre all’influenza di Adolph von Menzel (1815-1905) in alcune sprezzature formali, Klimt mostra già il distacco dall’irruenza pittorica
e dallo sfarzo ridondante di Makart, prediligendo una composizione nitida e scandita, impostata su linee lunghe erette, anticipando le
soluzioni formali che di lì a poco si manifesteranno nello stile della Secessione. Negli anni immediatamente successivi Klimt eseguirà
altre immagini per il secondo ciclo di Allegorie, tra queste Idillio, un raffinato pastiche ispirato ai nudi della Sistina, allo
stile ornamentale di William Morris, così come alle opere di Sir Lawrence Alma-Tadema, e a seguire La Scultura e
La Tragedia, in cui trionfa il nuovo stile adottato dal pittore viennese, fatto di una vibrante contrapposizione di pieni e vuoti, di
motivi arcaizzanti e di fascinose moderne figure di donne fatali.