1904-1907 tecnica mista su pergamena cm 50 x 20 Vienna, Österreichische Galerie Belvedere
tra il 1904 e 1907, Klimt usa lo stesso titolo per due dipinti rifiniti con sottigliezze formali e
concettuali, che ci ricordano la sua educazione alla Scuola di Arti applicate. In entrambi i casi, l’autore accosta il tema del rettile (la
sessualità e il suo lato perturbante, perfino minaccioso) e quello dell’elemento acqueo (il piacere femminile sommerso e misterioso). Varie
sono le raffigurazioni di figure acquatiche nell’opera di Klimt sin da Le ondine o Fate acquatiche (entrambi del 1899) o l’ancor più sensuale
ed erotico Pesci d’oro (1901-1902), opere nelle quali le ninfe del mondo greco-romano, che influenzano negli stessi anni i preraffaelliti
della seconda generazione come John William Waterhouse (Hylas and the Nymphs 1896), sono trattati però seguendo gli stilemi Jugendstil. Per
questo piccolo gioiello musivo, realizzato in formato verticale su pergamena, Klimt utilizza tecniche diverse: acquerello, tempera, foglia
d’oro e d’argento. Le due figure femminili sono creature dai corpi flessuosi, portate al limitedella forma decorativa e mimetizzate tra alghe
e mostri degli abissi marini. L’artista ci vuole voyeurs ammaliati dal potere magico della pittura che, come eros genera illusioni e cela
il lato più fatale e rischioso dietro la seduzione della bellezza. Nella seconda versione del dipinto la composizione si svilupperà in
orizzontale, con quattro donne che sembrano adagiate sul fondo di un lago o di un fiume letteralmente trasfigurato dalla ricchezza di
motivi ornamentali di origine esotica, orientale. In Bisce d’acqua II, la figura principale volge lo sguardo verso di noi, ammiccante quasi
ad attrarci in un sortilegio fatale, prerogativa talora delle ninfe ma anche delle sirene come nell’Iliade. La magia dell’eros unisce gli
elementi della seduzione e della morte.