la carriera come ritrattista di Gustav Klimt si può suddividere in tre grandi periodi: il primo
va considerato quello degli inizi influenzato dalle opere di John Singer Sargent e di Fernand Khnopff; il secondo appartiene al periodo
d’oro, e infine l’ultimo, lo “stile fiorito”, è caratterizzato da una sovrabbondanza decorativa senza precedenti. In ognuna delle fasi
l’artista viennese riuscì a dar prova di possedere una straordinaria tecnica nonché grande capacità introspettiva. Durante il periodo
bizantino, nascono dalle sue mani alcuni dei ritratti più convincenti della produzione artistica europea. Come quelli di Fritza Riedler
(1906, uno dei primi ritratti di Klimt), elegantissima esponente della migliore società viennese, quelli di Sonja Knips e di
Margaret Stonborough-Wittgenstein e quello che può essere considerato il suo capolavoro, ovvero il ritratto di Adele Bloch-Bauer. Il
critico d’arte Ludwig Hevesi, devoto alla Secessione austriaca e tedesca e pieno di ammirazione per quei dipinti, si pronunciò in questi
termini: “Quando si guardano eleganti dame di oggi rappresentate in questo modo si pensa istintivamente ai ritratti a mosaico di Giustiniano
e Teodora nell’abside di San Vitale a Ravenna.” Ma già con il secondo Ritratto di Adele Bloch-Bauer (1912) tutto muta. Al posto
dello sfondo dorato ora Klimt inserisce superfici decorate come arazzi e tappezzerie sovrapposte, con zone addirittura monocrome in cui è
il colore a giocare la stessa parte ornamentale seppure con un linguaggio minimale. Il ritratto di Eugenia Primavesi (1913), moglie del
banchiere Otto Primavesi, sembra dotata solo di un volto e di due mani affusolate. Il resto della persona è carta da parati, superficie
caleidoscopica, mossa da pennellate di un giallo squillante, di rosa e verde. Un anno prima Klimt aveva realizzato il ritratto della figlia
del banchiere, Mäda Primavesi, sperimentando posizione del corpo originali e nuove relazioni con lo sfondo del dipinto, così come
testimoniato da numerosi disegni preparatori. Guardate anche Frida, Friederike Maria Beer Monti (1891-1980) qui ritratta in piedi,
elegantemente vestita; scompare quasi del tutto nel gioco ornamentale dei bellissimi tessuti. All’artista interessa mettere a
confronto mondi apparentemente distanti: Oriente e Occidente. Esotismo e modernismo, così come in Francia e poi in tutta Europa si
sperimentava sin dalla seconda metà dell’Ottocento.