Libro di pittura parte ottava de l'orizzonte (936-943) [936] Qual sia il vero sito de l’orizzonte. S ono li orizzonti di varie distanzie dall’occhio, con ciò sia che quello èdetto orizzonte dove la chiarezza dell’aria termina col termine della terra, et èin tanti siti veduto d’un medesimo perpendiculare sopra il centro del mondo, quante sono l’altezze dell’occhio che ’l vede; perché l’occhio, posto alla pelle del mare quieto, vede esso orizzonte vicino un mezzo miglio o circa; e se l’uomo s’inalza con l’occhio, quant’è la sua universale altezza, l’orizzonte si vede remoto da lui sette miglia, e così in ogni grado d’altezza scopre l’orizzonte più remoto da sé, onde accade che quelli che sono nelle cime degli alti monti vicini al mare vedeno il cerchio de l’orizzonte molto remoto da sé; ma quelli che sono infra terra non hanno l’orizzonte con equal distanzia, perché la superficie della terra non èequalmente distante dal centro del mondo, onde non èdi perfetta spericità, com’è la pelle dell’acqua; e quest’è causa di tal varietà di distanzie infra l’occhio e l’orizzonte. Mai l’orizzonte della spera dell’acqua sarà più alto che le piante de’ piedi di colui che ’l vede stando in contatto con esse piante col contatto che ha il termine del mare col termine della terra scoperta dall’acque. L’orizzonte del cielo alcuna volta èmolto vicino, e massime a quello che si trova a lato alle sommità de’ monti, e lo vede generare nel termine d’essa sommità; e voltandosi indietro all’orizzonte del mare lo vederà remotissimo. Molto distante èl’orizzonte che si vede nel lito del mare d’Egitto; riguardando pel corso l’avenimento del Nilo inverso l’Ettiopia co’ le sue pianure laterali, vede l’orizzonte confuso, anzi incognito, perché v’è tre milia miglia di pianura che sempre s’inalza insieme co’ l’altezza del fiume, e s’interpone tanta grossezza d’aria infra l’occhio e l’orizzonte ethiopico, che ogni cosa si fa bianca; e così tale orizzonte si perde di sua notizia. E questi tali orizzonti fanno molto bel vedere in pittura. Vero è che si de’ fare alcune montagne laterali con gradi di colori diminuiti, come richiede l’ordine della diminuzione de’ colori nelle lunghe distanzie. Ma per dimostrare che la piramide de’ prespettivi abraccia spacio infinito, noi s’immagineremo a b occhio, il quale taglia li gradi d’una distanzia infinita d n m o p, e li taglia con le linee visuali nella pariete c d, le quali linee visuali in ogni grado di distanzia del lor nascimento acquistano altezza in essa pariete c d, né mai perverranno all’altezza dell’occhio; e per essere c d pariete d’una quantità continua, ella è divisibile in infinito e mai sarà ripiena delle linee visuali, ancora che la lunghezza di tal ultima linea fussi infinita; ma v’agiongerai se non una linea parallela, ancora che lo spacio b s fussi infinito. Delle figure che poco diminuiscano poco son remote dall’occhio, onde per necessità sempre il termine dell ’orizzonte naturale si scontra nell’occhio della figura ritratta, com’è la figura a t che vede la figura r u vicina a sé nella parte più strema della piramide a t b, cioè r uè minore che a t; ma questa tal piramide non è quella che dimanda la prospettiva; con ciò sia che quella non si dà in pratiche per aver lei spacio infinito dalla basa alla sua punta, e questa di sopra ha sette miglia da essa basa da la detta punta. L’orizzonte del cielo e della terra finisce in una medesima linea. Provasi, e sia la sfera della terra d n m, e la sfera dell’aria a r p, e l’occhio d’esso veditore de l’orizzonte della terra sia b, et fè il detto orizzonte della terra, nel qual finisce la veduta dell’aria, e pare che a, aria, sia congionta con f, terra. [937] Dell’orizzonte. El vero orizzonte ha da essere il termine della sfera dell’acqua, la qual sia imobile, perché tale imobilità statuisce superficie equidistante al centro del mondo, come suo loco fia provato. [938] Del vero orizzonte. Se ’l cielo e la terra fussino di piana superfizie con inframissione di spacio equidistante, sanza dubio l’orizzonte de’ prespettivi sarebbe all’altezza di quel occhio che lo vede; ma tali spacii paralleli sarebbe necessario essere d’infinita distanzia, s’egli avessino a parere all’occhio concorrere in linea, cioè in contatto; e questo contatto sarebbe all’altezza dell’occhio d’esso risguardatore; ma perché la terra arebbe minor quantità di piano che non sarebbe quel del cielo, e gli accaderebbe che quando la plani-zie del cielo avesse il suo ultimo termine disceso al pari de l’occhio, l’orizzonte della terra sarebbe alzato all’ombilico del medesimo risguardatore, e per questo non concorrano al medesimo occhio; ma perché tal cielo e terra non sono divisi da spazio di parallela, o vo’ dire equidistante planizia, ma di spacio convesso nella parte del cielo, e concava nella parte che veste la terra, gli accade che ogni parte che ha la superficie della terra può essere orizzonte, il che accadere non può essendo piano il cielo e la terra. Come si mostra nel cielo a b e nella terra f e, essendo l’occhi in g e la pariete c d, dove gli orizzonti a f del cielo e terra piani si tagliano ne’ punti n m. L’orizzonte non sarà mai equale all’altezza dell’occhio che lo vede. Quella figura ch’è più presso all’orizzonte arà esso orizzonte più vicino alli suoi piedi stando tu saldo che lo guardi. [939] Dell’orizzonte. [939a] Quella cosa èpiù alta ch’è più distante dal centro del mondo. Adunque la linea retta equigiacente non èd’equale altezza, e per consequenza non èequigiacente; onde, se dirai una linea d’equale altezza, non s’intenderà ch’ella sia altro che curva. [939b] Se ab sono dui uomini, l’orizzonte n verrà al pari della loro altezza. Se la terra è sperica, mai l’orizzonte perverrà all’altezza dell’occhio che sarà più alto che la superficie della terra. [940] De l’orizzonte. Diciàno che l’altezza dell’occhio sia nm, e che la linea giudiciale, overo pariete, sia br, et a sia l’orizzonte, e che la linea grh sia la curvità della terra; dico adunque, qui l’orizzonte, secondo la rettitudine di a f k, che l’orizzonte èpiù basso che i piedi dell’uomo tutto m f, e più basso, secondo la volta della terra, tutto b o. L’orizzonte maritimo si mostrerà tanto più basso dell’occhio di quel che tiene li piedi alli termini dell’acqua d’esso mare, quanto èl’altezza ch’è dall’occhio del veditore d’esso orizzonte alli suoi piedi. [941] Se l’occhio che vede l’orizzonte maritimo, stando co’ li piedi alla pelle d’esso mare,vede esso orizzonte più basso di sé. Provasi: n sia la riva del mare, anè l’altezza de l’omo che vede l’orizzonte maritimo in o, dove la linea centrale del mondo mo cade perpendiculare nella linia visuale ar che termina in o, superficie del mare, per la difinizione del cerchio; la centrale am eccede la centrale om con tutto l’eccesso an, ch’è la distanzia ch’è dalli piedi dell’uomo alli suoi occhi. L’acqua che corre infra l’occhio e l’orizzonte non refletterà a esso occhio tal orizzonte, perché l’occhio non vede quel lato dell’onda il quale è veduto da l’orizzonte, né l’orizzonte non vede quel lato dell’onda ch’è veduto dall’occhio. Adunque, per la sesta di questo èconcluso el nostro proposito, la qual sesta dice: impossibile che l’occhio vegga il simulacro, dove non vede la cosa reale e l’occhio ’n un medesimo tempo. [942] De l’orizzonte specchiato nell’acqua corrente. Sia l’onda cb, e l’occhio a, e l’orizzonte d; dico che l’occhio a, non vedendo i lati dell’onda bg, non vederà ancora il simulacro del d che in tale lato si specchia. Specchierassi l’orizzonte, per la 6ª di questo, nel lato veduto da l’orizzonte e da l’occhio, come si dimostra l’orizzonte f veduto dal lato de l’onda bc, el qual lato è ancora veduto dall’occhio. [943] Dove l’orizzonte è specchiato nell’onda. Adunque tu, pittore, ch’hai a figurare la inondazione dell’acqua, ricordati che da te non sarà veduto il colore dell’acqua essere altrimenti chiaro o scuro, che si sia la chiarezza o l’oscurità del sito dove tu sei, insieme misto col colore dell’altre cose che sono dopo te. [944] Perché l’aria grossa vicina all’orizzontesi fa rossa. Fassi l’aria rossa così all’orizzonte orientale come all’occidentale, essendo grossa, e questo rossore si genera infra l’occhio e ’l sole. Ma il rossore de l’arco celeste si genera stando l’occhio infra la pioggia e ’l sole; e la causa de l’uno è il sole e la umidità de l’aria; ma, il rossore dell’arco, n’è causa il sole, la pioggia e l’occhio che ’l vede. El qual rossore, insieme co’ gli altri colori, fia di tanta maggiore eccellenzia, quanto la pioggia ècomposta di più grosse gocciole. E quanto tali gocciole sono più minute, essi colori sono più morti; e se la pioggia èdi natura di nebbia, allora l’arco fia bianco integralmente scolorito; ma l’occhio vol essere infra la nebbi e ’l sole. Note Si tratta di un capitolo di Leonardo dedicato all’arcobaleno. 7