Definizione. Per disartria si intende un disturbo dell’articolazione della parola legato ad alterazioni organiche delle vie neurali centrali e periferiche del
linguaggio.
Eziopatogenesi. La lesione può essere l’esito di un trauma, ma più spesso è espressione di una patologia degenerativa del sistema nervoso centrale. Talora può anche essere indotta da farmaci, come ad esempio antipsicotici ed alcool o da sostanze stupefacenti ad esempio cannabis, o allucinogeni (v. Tab. I).
Clinica. È un disturbo del linguaggio piuttosto frequente soprattutto nella popolazione più anziana. Può essere atassica, flaccida, ipercinetica, ipocinetica, spastica o mista (Tab. II).
La disartria atassica è solitamente conseguenza di una lesione cerebellare (es. atrofia cerebellare, sclerosi multipla); il linguaggio è di solito lento, staccato, “a scatti”; le sillabe vengono suddivise in modo irregolare, e la loro pronuncia non è corretta. Il Linguaggio può risultare scarsamente coordinato. La disartria flaccida è invece espressione di disturbi dei secondi motoneuroni dei nervi o della trasmissione neuromuscolare (es. myasthenia gravis, paralisi bulbare, neuropatie periferiche). Il paziente può presentare difficoltà soprattutto nella pronuncia delle consonanti.
M. degenerative |
SLA, Parkinson, siringobulbia |
Genetiche |
Eredoatassie, distrofie |
Demielinizzanti |
Sclerosi multipla |
S. extrapiramidali |
Distonie, corea, ateosi |
Vascolare |
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Traumatica |
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Infettiva |
Encefaliti, lue |
Neoplasie |
Effetti del tumore e delle terapie |
Tossica |
Botulismo, CO, alcool |
Metabolica |
Metabolica |
Iatrogena |
Neurolettici, benzodiazepine, antipsicotici, anticolinergici |
Tab. I. Eziologia della disartria.
patterns disartrici |
livello di lesione |
Spastica |
Lesione del I motoneurone |
Flaccida |
Lesione del II motoneurone |
Atassica |
Lesione cerebellare o delle vie cerebellari |
Ipocinetica |
Lesione del sistema extrapiramidale (Parkinson) |
Ipercinetica |
Lesione del sistema extrapiramidale |
Mista |
Lesione plurisistemica a) spastico-flaccida (SLA) b) spastico-atassico-ipocinetica (m. Wilson) c) variabile (sclerosi multipla) d) altre forme (post-trauma) |
Tab. II. Classificazione clinica delle disartrie (Darley, 1975).
La disartria ipercinetica consegue alle lesioni del sistema motorio extrapiramidale. Si caratterizza per la presenza di movimenti anomali, casuali e involontari dei muscoli convolti nei processi di articolazione. Anche la disartria ipocinetica può essere espressione di patologia extrapiramidale ma si caratterizza per la presenza di fasi di esitazione e riduzione della fluenza verbale. È tipica la voce monotona, la parola stentata, bradilalica. La disartria spastica consegue invece a lesioni lungo il tratto cortico-bulbare; il linguaggio risulta impacciato, lento e l’articolazione delle consonanti è spesso compromessa. Infine la disartria mista, espressione della contemporanea presenza di più lesioni delle vie motrici centrali del linguaggio è caratterizzata da sintomi variabili, a seconda della lesione dominante.
È utile ricordare che il disturbo disartrico si manifesta più o meno precocemente ed intensamente in alcune patologie del sistema nervoso importanti da un punto di vista epidemiologico e sociale. Così, nella sclerosi a placche il sintomo disartria può addirittura anticipare le altre manifestazioni neurologiche. Nel Morbo di Parkinson invece il disturbo della parola è legato alla distonia muscolare che causa rigidità e movimenti lenti od a scatto.
È importante ricordare che l’inquadramento del Paziente disartrico è di competenza non solo foniatrica, ma anche neurologica.
Diagnosi. La valutazione foniatrica permette un inquadramento clinico diagnostico/differenziale della disartria con una documentazione strumentale della prestazionalità e delle abilità degli effettori muscolari. Sovente questa valutazione coincide con uno studio dinamico endoscopico della fonazione e della deglutizione con bolo. La valutazione foniatrica e quella logopedica permettono di definire gli obiettivi della presa in carico logopedica dei disturbi funzionali, di eseguire valutazioni in itinere con conseguente verifica del raggiungimento degli obiettivi e la formulazione di ulteriori obiettivi dell’intervento riabilitativo.
Per la valutazione clinica non strumentale della disartria, per valutare il livello di abilità del Paziente, è disponibile il “Profilo Robertson”, una scala a voci indipendenti che valuta i vari aspetti clinici correlati con l’articolazione verbale: respirazione, fonazione, muscolatura bucco-facciale, riflessi, articolazione, intelligibilità e prosodia. È disponibile anche un “Questionario di Autovalutazione della Disartria”, che riporta la valutazione soggettiva delle caratteristiche della parola e delle difficoltà comunicative nelle situazioni sociali, le strategie di compenso adottate e le reazioni degli interlocutori. Con tale strumento è possibile interpretare il grado di disagio del paziente e misurare le capacità di autovalutazione dell’attività e della partecipazione conseguente alla disartria.
Terapia. Essendo la disartia un disturbo legato a patologia del SNC/P permanente o ingravescente, la terapia riabilitativa e/o farmacologica è spesso caratterizzata da scarso successo, ed è basata sull’individuazione di meccanismi di adattamento/compenso grazie soprattutto alle strutture anatomiche sane vicarianti.
Il trattamento logopedico della disartria è finalizzato a:
• migliorare la prestazionalità e le abilità dei muscoli effettori;
• migliorare la capacità di comunicazione;
• promuovere strategie di compenso;
• promuovere abilità di coping;
• ridurre le limitazioni nelle attività, le restrizioni nella partecipazione e l’impatto psico-sociale a causa della disabilità comunicativa facilitando l’autonomia;
• addestrare i familiari alle modalità più valide di comunicazione.
Gli obiettivi della riabilitazione dipendono comunque dalla natura della disartria. Se ne è causa un evento neurologico acuto (es. ictus, trauma cranico, neurochirurgia), l’obiettivo sarà quello di ripristinare e preservare il linguaggio. Se invece la causa è rappresentata da una patologia neurologica cronica e evolutiva (es. sclerosi laterale amiotrofica, sclerosi multipla), lo scopo della riabilitazione sarà quello di mantenere il più a lungo possibile la funzione. In casi molto gravi, sarà necessario aumentare le possibilità di comunicazione del soggetto mediante lavagne, immagini o dispositivi elettronici (Fig. 1).
