3.9 Disturbi della comunicazione su base genetica

Le sindromi genetiche che hanno come sintomo un disturbo della comunicazione verbale sono numerose. Sono più di 350 quelle che presentano disturbi comunicativi, i quali sono associati ad altre alterazioni, dal momento che lo stesso organo può svolgere funzioni diverse e lo stesso gene può contribuire alla formazione di più organi. È ancora molto complesso delineare una descrizione sistematica dei geni coinvolti nella costruzione delle strutture e delle funzioni alla base dell’attività comunicativa. Il discorso si complica ulteriormente se si cerca di analizzare il ruolo dei geni nel funzionamento delle strutture nervose coinvolte nella comunicazione.

Per quanto riguarda il ruolo del genoma nella comunicazione verbale vediamo come casi uguali di alterazioni cognitive e linguistiche conseguenti ad alterazioni genomiche risultano differenti nelle abilità cognitive e nelle performance linguistiche. Prendiamo come esempio la differenza tra il profilo cognitivo linguistico della trisomia del cromosoma 21, ovvero la sindrome di Down, e la sindrome di Williams. Quest’ultima è una malattia genetica caratterizzata dall’alterazione del metabolismo fosfo-calcico, deficit staturale, deficit cognitivo, anomalie cardiache e dismorfismi facciali. Mentre nella sindrome di Down sono evidenti i deficit fonetico-fonologici e grammaticali, nella sindrome di Williams si osservano performance lessicali e grammaticali nettamente superiori rispetto al deficit cognitivo, essendo invece presente un deficit percettivo nel cogliere le caratteristiche generali di una figura.

Quindi i soggetti con sindrome di Down mostrano evidenti deficit nelle funzioni emisferiche sinistre, mentre quelli con sindrome di Williams sembrano deficitari nelle funzioni controllate dall’emisfero destro. I due quadri così evidenziati prospettano una linea di ricerca sul ruolo dei geni nello sviluppo delle funzioni emisferiche destre e sinistre, anche se attualmente il livello è solo descrittivo e non si è ancora entrati nel vivo dei meccanismi embriologici e molecolari.

Recentemente è stato individuato un gene, FOXP2, la cui alterazione porta nell’uomo a disturbi articolatori e linguistici; i dati che si sono accumulati sulla funzione di questo gene e sulle caratteristiche cliniche associate a una sua mutazione costituiscono uno dei primi e fondamentali passi verso la conoscenza delle basi genetiche della comunicazione verbale.

La ricerca genetica si è focalizzata su due principali categorie di disordini linguistici, i Disturbi Specifici del Linguaggio (DSL) e i Disturbi Specifici dell’Apprendimento (DSA). Le attuali ricerche di genetica molecolare hanno prodotto molte scoperte che dimostrano il contributo di alcuni geni a questi disordini.

Il DSL è una condizione clinica eterogenea caratterizzata da un significativo ritardo nell’acquisizione del linguaggio e dall’assenza di disturbi neurologici, sensoriali, cognitivi ed emotivi associati.

Il disturbo può essere sia in produzione che in comprensione, ed interessare una o più aree di competenza linguistica (fonologica, lessicale, morfo-sintattica e pragmatica), dando origine a differenti fenotipi. A tutt’oggi non esiste ancora una precisa caratterizzazione del profilo clinico del DSL e le ricerche di genetica non sono pertanto ancora ben definite. La scoperta di alterazioni in vari cromosomi e la eterogeneità dei DSL dal punto di vista del fenotipo suggeriscono la complessità del contributo genetico e fanno pensare che la trasmissione sia probabilmente legata all’alterazione di più loci. Il gene FOXP2 potrebbe essere la causa del mancato sviluppo durante la vita fetale dei circuiti cerebrali che sottendono il linguaggio.

Sebbene disturbi severi e rari siano spesso causati da un gene singolo, i disordini più comuni sono dovuti a fattori genetici multipli.

In un recente studio, Buxbaum e collaboratori hanno dimostrato il ruolo essenziale del gene FOXP2 nello sviluppo delle abilità comunicative. Altri studi degli stessi autori suggeriscono che detto gene influenzi la migrazione e/o la maturazione dei neuroni durante lo sviluppo del cervelletto, responsabile della coordinazione dei movimenti della complessa muscolatura volontaria, così come del mantenimento della postura e dell’equilibrio. Il gene FOXP2 influenza l’articolazione, la capacità di controllare le labbra e la capacità di usare frasi complesse.

In studi recenti, in un ampio numero di casi con DSL a ricorrenza familiare, sono state identificate altre due regioni, sul cromosoma 16 e sul 19, che sembrano avere un importante ruolo nel determinare un rischio genetico per DSL.

Plante ha rilevato nei soggetti di una famiglia affetta una asimmetria atipica, caratterizzata da un piano temporale destro della stessa misura o più largo del sinistro, al contrario di quello che viene normalmente ritrovato nel gruppo di controllo.

Le ipotesi genetiche dei disordini del linguaggio si basano essenzialmente su:

presenza di disturbi del linguaggio in sindromi ad eziologia genetica nota: la descrizione clinica del fenotipo di bambini con ritardo mentale affetti da sindromi ad eziologia genetica nota, per es., Down, Klinefelter, X fragile, Angelman, spesso documenta la presenza di un disturbo selettivo del linguaggio. Ciò supporta l’ipotesi che le alterazioni di diversi cromosomi possono avere espressione fenotipica simile (eterogeneità genetica), sebbene i meccanismi patogenetici alla base rimangano sconosciuti;

epidemiologia dei DSL: l’incidenza varia con l’età: è più elevata tra i 24 e 36 mesi, ma nel 3% dei bambini persiste anche in età scolare. La maggiore incidenza è nei maschi, con un rapporto maschi/femmine di circa 3/1;

disturbi del linguaggio a carattere familiare e studi effettuati sui gemelli: in un recente studio il Consorzio per i DSL ha eseguito uno screening sistematico della mappa cromosomica utilizzando 98 famiglie sorteggiate da una popolazione in base ad un criterio epidemiologico e clinico. Questo screening del genoma ha dimostrato un evidente collegamento con i cromosomi 16q e 19q indicando che questi loci possono essere alla base dell’insorgenza dei DSL, e in genere rappresentano dei fattori di rischio per i disturbi del linguaggio. Il DSL può avere una elevata familiarità. Benché questa suggerisca un contributo genetico, non può essere considerata comunque una prova definitiva, dato che le somiglianze familiari possono derivare anche da influenze ambientali comuni.


Il Disturbo Specifico dell’Apprendimento (DSA) è caratterizzato da una difficoltà nella lettura e scrittura (dislessia) o di calcolo matematico (discalculia) che non sono da attribuire a un disturbo dell’intelligenza in generale o alla mancanza di appropriati stimoli educativi. La dislessia è definita da delle abilità di lettura e scrittura inferiori almeno 2 DS o 2 anni rispetto all’età cronologica.

Robinson e coll., hanno identificato tre fattori che descrivono un quadro severo: l’aspetto fonologico, l’aspetto ortografico, e la rapidità di denominazione. Nonostante ci sia una certa variabilità nella stima della frequenza dei disturbi specifici di lettura nella popolazione, una stima ragionevole la colloca in un range compreso tra il 5 e il 10%. Sono state dimostrate differenze tra i due sessi per ciò che riguarda la penetranza, il sesso femminile ha una penetranza più bassa nelle famiglie autosomiche dominanti. Questo potrebbe spiegare la maggiore frequenza, anche se lieve, di casi di DSA anche nel sesso maschile, con un rapporto maschio/femmina di 1.5/1. Ricerche di genetica molecolare hanno dimostrato che il principale gene in causa per i DSA è il cromosoma 6p, seguito dal cromosoma 2 e dal cromosoma 1.


La tabella nelle pagine che seguono (adattata, aggiornata e ridotta dall’ottimo “Genetics, Syndromes and Com­munication Disorders, RJ Shprintzen, Singular 1997, cui si rimanda per approfondimenti) contiene le maggiori caratteristiche, gli eventuali disturbi associati e l’eziologia primaria di ogni sindrome. La struttura di detta tabella fa sì che, con facilità, sia possibile individuare le informazioni riguardanti la produzione articolatoria, la risonanza, la voce, il linguaggio e l’udito.



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