QUARTO GIORNO Programma quarto giorno ESERCIZIO INTRODUTTIVO Obiettivo principale Accertare l’attuale stato d’animo di ogni individuo, basandosi su qualsiasi problema che potrebbe essere sorto dall’ultima sessione di gruppo. È importante che lo staff sia consapevole dell’esistenza di tali problemi fin dall’inizio della giornata, in quanto essi potrebbero avere un impatto sui processi e sulle dinamiche di gruppo. Ulteriori obiettivi Costruire un clima di fiducia nell’esprimere le proprie opinioni Sviluppare capacità di ascolto Recuperare e mettere in pratica risposte empatiche adeguate Identificare eventuali problemi da comunicare e condividere all’interno dello staff, al fine di facilitare il risk management Tempo richiesto Approssimativamente 15 minuti Metodo All’inizio di ogni sessione uno dei facilitatori chiede, a turno, ad ogni partecipante di riportare e descrivere brevemente ogni problema rilevante, che potrebbe essere sorto dall’ultima sessione di gruppo, per individuare qualsiasi difficoltà che hanno incontrato o qualsiasi successo che hanno raggiunto. Note per i facilitatori Potrebbe essere utile una breve discussione tra i membri, se i facilitatori lo ritengono appropriato. Questo esercizio non dovrebbe impegnare troppo tempo, dal momento che i componenti del gruppo potrebbero strumentalizzarlo per evitare il lavoro su di sé e portare l’attenzione altrove. I facilitatori potrebbero aver bisogno di interrompere la discussione per evitare che si discutano temi non inerenti agli obiettivi del gruppo. I fattori di rischio Razionale I partecipanti del gruppo sono chiamati ad individuare i cambiamenti riconosciuti. Si rimanda al gruppo che, avendo considerato prima il passato e poi le situazioni attuali, lo stadio successivo del lavoro personale sarà quello di esaminare i rischi futuri e di identificare quali fattori potrebbero contribuire a riproporre gli stessi comportamenti, aumentando il rischio di recidiva. Questo esercizio riprende l’analisi del proprio ciclo dell’offesa, in particolare la fase dell’antecedente del modello ABC+CESPA. I partecipanti si troveranno più a loro agio a rilevare i fattori di rischio esterni esterni, poichè la loro tendenza è quella di proiettare all'esterno la responsabilità di quanto accade, ignorando o sottovalutando i propri fattori di rischio interni. Pertanto, lo sforzo dovrà essere quello di riconoscere pensieri ed emozioni che hanno determinato il comportamento d’abuso. È importante che la discussione consideri la possibilità che la combinazione di più fattori di rischio possa incrementare la probabilità di ricaduta. Inoltre, la consapevolezza e l'individuazione dei propri fattori di rischio dovrebbe costituire, in futuro, un “campanello di allarme” nei confronti del quale è necessario individuare specifiche strategie di coping. Questa attività sarà la base di un lavoro continuo sulle strategie di coping, che verranno poi approfondite durante il Gruppo di Prevenzione della Recidiva, come prevede la letteratura. I miei fattori di rischio interni ed esterni Obiettivo principale Consentire ai partecipanti di identificare i fattori di rischio personalmente rilevanti: pensieri, emozioni, comportamenti e fattori esterni che potrebbero incrementare il rischio di recidiva. Ulteriori obiettivi Verificare l’impegno ad evitare la recidiva Ripetere ad ogni stadio che lo scopo principale del gruppo è la riduzione del rischio Rinforzare l’importanza del lavoro precedente nel raggiungere strategie di coping adeguate I partecipanti vengono incoraggiati a riconoscere che la gestione del rischio è un compito a lungo termine Tempo richiesto 30 minuti lavoro individuale 30 minuti per ogni componente per presentare il lavoro, discussione di gruppo Materiali Penne Fogli cartelline individuali contenenti il lavoro precedente cartellone Metodo S i chiede ad ogni partecipante di riprendere il foglio relativo all’antecedente dell’ABC + CESPA, in particolare la fase A. Sulla base di quanto emerso nell’analisi di quella fase di lavoro, si chiede ad ognuno di evidenziare i propri fattori di rischio esterni (cambiamento delle circostanze, delle situazioni e dei comportamenti) ed interni (pensieri, emozioni, umori) ed elencarli su di un foglio. Ogni partecipante a turno presenta il proprio lavoro, guidato da uno dei conduttori. Lo staff e i partecipanti potranno fare delle domande e fornire dei feedback, che consentano di individuare i fattori di rischio di ciascuno. Ulteriori dettagli verranno aggiunti alla lista individuale. Note ai facilitatori Questo esercizio fornisce allo staff l’occasione di verificare il grado di comprensione e accettazione dei compiti proposti. Si potrebbe verificare la necessità di approfondire alcune tematiche, e preparare l’individuo al futuro Programma di Prevenzione della Ricaduta. I facilitatori dovrebbero stare attenti alla tendenza di alcuni individui di dominare la discussione o di erigersi come esperti. Si dovrebbero incoraggiare suggerimenti e discussione da parte di tutti i partecipanti. I facilitatori dovrebbero rinforzare il fatto che questi sono esempi generali e potrebbero incontrare delle differenze rispetto alle loro stesse esperienze, ma rappresenta, comunque, una guida per il loro lavoro individuale. I facilitatori dovrebbero evitare di indurre i partecipanti a conformarsi ad uno schema, se questo non è rilevante ai fini di comprendere meglio il loro modello di comportamento. Allegato 2 I MIEI FATTORI DI RISCHIO INTERNI E ESTERNI Esercizi di chiusura della sessione Obiettivo principale Valutare l’impatto della sessione sui singoli partecipanti Ulteriori obiettivi Fornire un clima che faciliti la chiusura del gruppo. Es. evitare che i partecipanti lascino il gruppo in preda a forti stati emotivi che non sarebbero in grado di gestire Facilitare le capacità di ascolto Sviluppare capacità empatiche Consentire allo staff di verificare se durante il percorso sono stati raggiunti gli obiettivi. Metodo Un facilitatore del gruppo chiede ad ogni partecipante, a turno, di descrivere le cose che essi hanno appreso dal lavoro fatto, le emozioni registrate durante la giornata, i loro attuali stati d’animo e se ci siano delle azioni specifiche che pensano di intraprendere la settimana successiva. Note per i facilitatori Alcuni individui potrebbero aver bisogno di un supporto ulteriore o direttamente alla fine della sessione (fine giornata) o attraverso un supporto offerto in un altro momento (es. dal case manager o da referenti di altri servizi per l’intervento aggiuntivo). Questo potrebbe risultare da sentimenti emersi attraverso un esercizio specifico o dall’identificazione di difficoltà nel corso delle varie sessioni, che non sembrano essere risolte. (Es.:ansia, umore depresso, rabbia ed impulsi sessuali). I facilitatori del gruppo devono mettere in atto interventi specifici di sostegno, qualora si individui un rischio imminente. Sarà pertanto utile il confronto con altre figure professionali coinvolte nel progetto (educatori del carcere, personale sanitario, volontari) e, qualora lo staff lo ritenga utile al processo di cambiamento, richiedere un colloquio con la famiglia.