Programma giorno 7-12
GIORNO 7-12
SECONDO BLOCCO
Il secondo blocco del programma di trattamento segue ai primi 6 incontri del primo blocco, dopo una pausa di qualche settimana, finalizzata a permettere
ai partecipanti di sedimentare il lavoro svolto nel primo blocco ed allo staff di fare il punto sul gruppo ed individuare le linee d’intervento della
seconda parte del lavoro.
In questa fase può essere utile fare un colloquio individuale con i partecipanti al gruppo, in modo da verificare che quanto emerso abbia segnato un vero cambiamento rispetto alla fase iniziale e che il modello ABC + CESPA abbia introdotto un nuovo modo di vedere il reato e le scelte che hanno portato al comportamento d’abuso.
In questa fase è anche necessario confrontare quanto esplicitato da ogni partecipante rispetto al reato (catena decisionale del reato) e la sentenza.
L’utilizzo del dettato della sentenza si sostanzia nell'utilità riscontrata di predisporre un momento, all’interno del percorso di trattamento, nel quale uno dei facilitatori possa confrontarsi con il reo su un piano di realtà giuridica, oltre che clinica.
Al fine di massimizzare l’efficacia di questi momenti, si decide di adottare un setting di confronto individuale, nei quali la persona, al di fuori della normalità di un setting di gruppo, possa sentirsi più libera di raccontare il proprio o i propri fatti di reato; libertà che potrebbe venire meno in un contesto di gruppo per la presenza di variabili emotive quali la vergogna o blocchi cognitivi quali il non volere che altri abbiano una piena consapevolezza dei fatti accaduti per mancanza di fiducia o sensibilità al giudizio.
Il contesto del colloquio individuale, senza la “pressione” del gruppo, agevola la creazione di una relazione idonea per confrontarsi apertamente sulle eventuali distorsioni cognitive o l’eventuale tendenza all’evitamento emotivo, spesso percepita dai facilitatori durante la narrazione dei fatti di reato da parte del detenuto.
Creare questo spazio di confronto, attraverso la lettura della sentenza, stimola la persona a riflettere su se stessa, ad entrare in contatto con il suo “Vecchio Me”. Questo è un momento di non facile passaggio per il reo dato che potrebbe prendere, come è auspicabile che accada, sempre maggiore consapevolezza di quanto ha commesso; pertanto è opportuno che il facilitatore, debitamente formato, sappia relazionarsi su un piano di piena neutralità dal giudizio, autenticità e collaborazione.
La costruzione di una “relazione tra pari” sembrerebbe essere la via maestra per arrivare a cogliere le sofferenze, le difficoltà, gli errori e i comportamenti inadeguati che quella persona ha commesso, per poi riflettere sull’utilità di lavorare per la definizione di un “Nuovo Me”.
La lettura della sentenza ed il confronto con essa e su di essa è il momento ideale per una “aperta” e “trasparente” ri-organizzazione cognitiva di Sè e di Sè in relazione all’altro.
Se la persona in restrizione di libertà incontra in questo momento la difficoltà derivante dal sentirsi “messa a nudo”, il facilitatore si trova, invece, nella difficoltà di rendere questo momento libero da ulteriori giudizi, ma un momento di nella piena consapevolezza di questa come una delle esperienze negativa della propria vita. Integrare il momento come una parte della propria storia della persona e deve necessariamente essere e accoglierla dentro di Sè, non come una zavorra, ma come un monito e come una fonte generatrice di fattori di rischio e fattori di protezione, a cui prestare attenzione, allo scopo di ridurre la possibilità di ricadere in quel “Vecchio Me” e quindi in quella disfunzionale modalità di entrare in contatto con la società largamente intesa.
Sempre all’interno di questo momento, i fatti riportati in sentenza possono diventare un utile materiale da estrarre e sul quale lavorare nel secondo blocco, in successive situazioni di gruppo per desensibilizzare i potenziali trigger attivanti modalità disfunzionali ed inadattive della persona.
La sentenza di condanna arriva pertanto ad assumere la natura di un’utile fonte di informazioni sull'individuo e sulla vicenda, dalla quale la persona in trattamento potrebbe partire per comprendere e conoscere meglio quella parte di se stessa.