PREMESSA L’importanza della musica per la formazione culturale di ogni bambino La musica è un linguaggio universale che può superare ogni barriera linguistica e che permette di comunicare emozioni. Il suo fascino è che permette ai suoni che produciamo con lo strumento di venire filtrati dalle nostre emozioni, dal nostro carattere, dalla nostra esperienza: è un linguaggio che, pur utilizzando segni convenzionali codificati da secoli, è sempre mutevole e assolutamente personale. Aver la fortuna di poter avvicinarsi già da piccoli a questo mondo permetterà ad ogni bambino di appropriarsi di tale linguaggio in maniera molto naturale, esattamente come da piccoli impariamo “naturalmente” la nostra madrelingua. Questo metodo per arpa è pensato per bambini piccoli, a partire dai quattro anni di età, e si avvale dell’esperienza che ho maturato in quasi venticinque anni di insegnamento nei Conservatori italiani e in circa dodici anni di insegnamento presso il Suzuki Talent Center di Torino. In Italia dopo gli anni ’60 l'insegnamento dell'arpa è stato praticato quasi esclusivamente nei Conservatori, dove si accedeva normalmente verso gli 11 anni; decine di musicisti si sono formati a partire da quell'età e sono arrivati al diploma verso i 20-22 anni. Iniziare con un percorso tradizionale come quello praticato in Conservatorio vuol dire però imbattersi in una gestualità e in un linguaggio che non possono essere affrontati in modo spontaneo, ad un’età in cui è già presente una componente di diffidenza verso l’oggetto “strumento”; in quel percorso, quindi, spesso si parlerà di “problemi tecnici” da affrontare, più che di questioni prettamente musicali. Avviandoli da piccoli si ha il vantaggio di far suonare allievi che non hanno ancora radicato in sé il concetto di “difficoltà”: basterà semplicemente far vedere, insegnare con parole e metodologie appropriate e tutto sarà alla portata di ogni bambino. Il bambino piccolo in questa sua fase di apprendimento è naturalmente portato ad imitare e la gestualità strumentale, difficile da spiegarsi a parole, gli verrà comunicata “dal vivo” facendogli utilizzare semplici movimenti che già conosce e che possono servire anche a suonare l’arpa. Avvicinarsi da piccoli allo studio della musica significa inoltre imbattersi subito in quella “disciplina” dello studio che proprio attività come la musica, la danza e lo sport richiedono. Questa disciplina verrà somministrata in “pillole” quotidiane di lavoro, metodo che tornerà utile anche nel normale studio scolastico: sarà poi facile per il bambino organizzarsi, rispettare le scadenze, saper portare a termine un lavoro, socializzare, perché tutto ciò sarà già stato affrontato imparando a suonare. Inoltre, in musica non si può barare: se non si sa la propria parte non si può copiare; suonando in gruppo, tutti devono collaborare per la buona riuscita del concerto. È quindi importante che, in questo processo di apprendimento, l’insegnante e chi, a casa, si fa carico di questo studio siano ben affiatati. La musica necessita di un costante lavoro giornaliero per poter progredire ed è molto importante spiegare ciò ai genitori che decidono di iniziare questo percorso con i loro figli in tenera età. Se questo impegno non viene tenuto in seria considerazione o risulta troppo pesante da rispettare, allora è meglio attendere l’età in cui il bambino sarà sufficientemente in grado di fare da solo. La mia esperienza di didattica infantile si è formata sul campo passando attraverso l’inesperienza prima, l’osservazione, la ricerca, l’inventiva poi. Inoltre ho fatto spesso ricorso ai consigli dei genitori per capire i problemi legati ai processi di crescita ed apprendimento. Questo metodo non termima qui, prosegue; è un work-in-progress, aperto agli ulteriori suggerimenti e miglioramenti che potranno giungere da tutti coloro che lo useranno.