CAPITOLO 5

Oltre la scuola. Per una pedagogia trasformativa

Soltanto grazie a un diventare liberamente attivi dentro si può vivere la pedagogia come un’arte, solo in tal modo l’insegnante può diventare un artista della pedagogia.

 Rudolf Steiner, L’arte dell’educare 


Un insegnante deve avere la mente dello scienziato ed il cuore del poeta.
Maria Montessori 


L’educazione è un processo di creazione continua. 
Jerome Bruner

Nell’epoca della neolingua e dello stravolgimento semantico, come abbiamo visto, alla scuola omologante, aziendale e nemica del libero pensiero viene attribuito impropriamente un nome derivato dal latina schola, calco del greco scholé (σχολή) che indica il tempo di non lavoro, proprio dell’uomo libero, dedicato allo svago, allo studio, a se stessi. Si tratta di un paradosso, tipico del clima di propaganda e di finzione ipocrita in cui siamo immersi. Per distinguere il progetto educativo di cui stiamo parlando dalla scuola attuale, degradata a istituto di correzione delle menti libere, potremmo definirlo non-scuola, per sottolineare il fatto che si pone al di fuori dell’ideologia neoliberista e antiumana che ha inquinato l’istruzione pubblica e che trova attuazione in altri contesti esterni alla scuola. Oppure potremmo chiamarla con il termine originario scholé, per rimarcare il significato autentico che vogliamo dare al progetto e rivendicarne l’origine nobile e dimenticata. La scelta del termine greco ha il vantaggio di farci uscire dalla contrapposizione e dal pensiero duale, fondato sulla separazione, che è quello che ci ha portati qui. Non si tratta di dare vita a un modello opposto e speculare rispetto a quello deforme della scuola pandemica, ma di guardare oltre, lasciandolo semplicemente da parte, perché tristemente inservibile. Chiamiamo quindi scholé la scuola autentica, che mira a formare l’essere umano in modo integrale, mettendolo al centro di ogni attività e di ogni sforzo e che si adatti alle esigenze di questa generazione, alla quale si cerca di sottrarre la scintilla divina che mostra di portare in sé più viva rispetto alle generazioni precedenti. 


La scholé è il luogo in cui si può realizzare il progetto di un’educazione trasformativa e creativa, che superi i limiti di un’istruzione finalizzata al lavoro anziché alla persona umana e dell’ideologia che l’ha promossa e sostenuta. In essa, si impara la cooperazione e non la competizione; si impara a essere liberi e responsabili, a volersi bene e a riconoscere i propri bisogni; si imparano l’empatia e la comunicazione non violenta; si impara a riconoscere e a gestire le proprie emozioni; si impara a farsi domande e a comprendere; si sviluppano il pensiero critico e la capacità di dialogare in modo costruttivo; si impara anche attraverso il corpo e il movimento; si impara a conoscere il funzionamento della mente e a risvegliare la Coscienza spirituale; si impara ad amare la conoscenza e ad autodisciplinarsi; si impara ciò che nei libri di scuola non si trova, ma che è necessario per svegliarsi e riprendersi la vita e la libertà; si impara in modo trasversale, gioioso e amorevole. 


La scholé ha finalità proprie, solo parzialmente sovrapponibili a quelle fissate dallo Stato, benché certamente compatibili con una visione sana e costruttiva dell’istruzione, quale ci è stata delineata dalla tradizione pedagogica. Rappresenta la seconda fase di lavoro rispetto al percorso riparativo, che ne costituisce la premessa e il fondamento e nello stesso tempo gli dà direzione e senso. 


Inoltre, ha un approccio trasversale al sapere, rinuncia ai voti, alle punizioni, ai banchi e alle regole tipicamente scolastiche, promuove la vita all’aperto e la libertà di movimento, la creatività, la collaborazione costante fra insegnanti, fra alunni e fra alunni, insegnanti e genitori, l’approfondimento non manualistico delle questioni, la padronanza del corpo, della mente e degli strumenti culturali, come la scrittura, la logica, le tecniche argomentative, la creazione artistica, utilizza un’ampia varietà di metodi, punta all’eccellenza nella conoscenza dei contenuti e delle procedure, insegna ad agire in modo etico e giusto, costruisce percorsi su misura per i ragazzi e tiene costantemente alti la curiosità, l’interesse e la motivazione con un apprendimento vitale e significativo. 


Perciò privilegia, data la situazione, l’ambito dell’istruzione parentale e la dimensione domestica degli ambienti, preferendo rimandare a una fase successiva la strutturazione in una vera e propria scuola, con un modello educativo chiaro e definito. L’informalità consente infatti di venire incontro ai bisogni contingenti indicati nel capitolo precedente, che difficilmente possono essere soddisfatti in questa scuola pubblica svilita e depotenziata, e consentire una messa a punto del progetto in modo più libero e sereno. Poiché la maggior parte delle esperienze di homeschooling e di scuola parentale riguardano la scuola primaria, la proposta educativa si rivolge soprattutto alla scuola media e superiore, per la quale le famiglie sono maggiormente in difficoltà per l’ampiezza delle competenze richieste a coprire tutto l’arco delle materie.